RICORDI DELL'AGI
(articolo pubblicato sul giornalino dell'AGI, "la Guida", a vent'anni dalla fondazione)
Il nostro incontro con lo scoutismo è avvenuto allora clandestinamente, in unepoca di dolorosa dominazione straniera, con uno stato danimo di commosso entusiasmo, irripetibile In condizioni normali...
Ma a quei tempi, cosera? Non certo unorganizzazione: non sapevamo neanche. noi a cosa dovevamo prepararci.
Eravamo otto ragazze, riunite da Giuliana di Carpegna (che dallo zio Mario di Carpegna aveva attinto il sacro fuoco), ad ascoltare Padre Ruggi, il "vecchio lupo" scout e Domenicano, che ci parlava di questo metodo meraviglioso di educazione della gioventù. Pomeriggi palpitanti, che avremmo voluto durassero ore e ore, e invece passavano in un lampo, con il monito dellorologio che esortava a correre a casa prima del terribile coprifuoco... cercavamo perfino di non arrivare o ripartire tutte insieme, perché i raggruppamenti erano sempre sospetti, e si rischiava di finire in Questura o al Comando Militare.
Ma che grande serenità ci davano quegli incontri, man mano che appariva più chiaro che potevamo veramente lavorare, anche nel nostro piccolo, per ricostruire il nostro povero Paese, aiutando la gioventù cresciuta tra lo sbandamento di una guerra civile tanto triste!
Dobbiamo a Padre Ruggi una grande, profonda riconoscenza:
senza il suo "vero" spirito scout, la sua esperienza, la sua fede, la sua acuta critica, il gruppo degli Scoiattoli pionieri sarebbe miseramente naufragato Si affiancarono poi le varie tecniche: chi primeggiava in qualche abilità, cercava di passarla alle altre: sport. musica, folklore, disegno, cucina... mi sembra di rivedere il nostro gruppetto intirizzito misurare in lungo e in largo Villa Borghese, studiando ogni albero, ogni foglia, ogni corteccia, in attento ascolto della Signorina Parpagliolo, che trasformava i lecci in "Quercus Ilex" e i noci in "Juglans Regia"...
Il problema era di imparare in poco tempo ed in età (diciamo) matura, tutto quello che le Guide imparano per mesi tra un gioco e laltro: nodi, Morse, Semaforo, botanica, astronomia e via dicendo:
tutto ci era nuovo e abbiamo faticato non poco, tra corde, erbari e bandierine, per afferrare finalmente il linguaggi della meravigliosa avventura!
Accanto al lavoro, andavamo a Caccia di libri scout, scambiandoceli a ritmo accelerato.
Abbiamo così avuto il privilegio di diventare Guide per meditata e decisa scelta. Chi di noi otto può dimenticare anche un solo istante della cerimonia del 28 dicembre 1943 nelle Catacombe di Priscilla, quando Giuliana pronunciò la sua Promessa nelle mani di Padre Ruggi, e noi nelle sue?... Quellincerta luce sotterranea, che richiamava allanimo il lontano eroico sacrificio dei martiri e le incombenti angosciose vicende della guerra, dava al rito della Promessa unatmosfera indimenticabile, solenne, leggendaria...
Ne uscimmo trasognate, consce dell'importanza della nostra decisione, ansiose di metterci finalmente al lavoro: un lavoro ancora clandestino, con le prime Guidette riunite senza dar nellocchio, con le prime "uscite" negli angoli più selvatici di civilissimi giardini.
Nella primavera gli eventi politici ci permisero di risalire, come talpe alla luce del sole: ma se gli Scouts potevano riprendere vita soffiando sulla brace di un fuoco che non si era mai spento, per le Guide, che in Italia non erano mai esistite, tutto era da cominciare. Ahimè, presentarsi agli Italiani, così critici, sensibili al ridicolo e al rispetto umano, e per di più stufi di uniformi e di organizzazioni per troppe recenti esperienze, con tutte le nostre usanze, originalità e stramberie.... Non era facile trovare il "tipo italiano" del Guidismo.
Eppure, i genitori ci affidavano le ragazzine con entusiasmo: era un guidismo di elezione, non cerano gli scontenti o gli ignari; ma mille erano le difficoltà daltro genere, oggi incredibili, I tram erano scarsi, le biciclette un lusso sibaritico, i treni unavventura, le scarpe buone introvabili (o impagabili)... per il primo Campo di Guide, a Villa Doria, trovammo a mala pena un camioncino ansante che ci portasse le tende, e ci recammo a piedi, in lunga fila, con sacchi da emigranti.
Il vitto di quei campi o accantonamenti era un problema alchimistico: scatolette americane ottenute da cobelligeranti devoti a B. - P., viveri della Pontificia Commissione, espedienti di ogni genere... ricordo ancora la nostra costernazione al Campo-Scuola invernale (cui partecipavano, come insegnanti, delle Capo-Guide belghe) quando le buone Suore che ci ospitavano ci deposero nei piatti delle patate bollite fumanti e poi Lella, con forzata allegria, ci comunicò che la colazione era finita e potevamo tornare al lavoro!!..
Chi ha vissuto con me queste esperienze, le ricorda e comprende:
non vorrei però essere fraintesa da chi, al posto dei nostri capelli grigi, ha riccioletti bruni o biondi... non parlo di periodo penoso: rievoco le giornate più entusiasmanti del Guidismo! Sicura di interpretare i sentimenti di tutti i Venerandi Scoiattoli affermando che nel bilancio del nostro passato la scelta e la Promessa di quel 28 dicembre 1943 rimangono fra le azioni senza rimpianto, e saremmo pronte a ricominciare senza esitazione.
Vorrei fosse dato a tutte ritrovare lo spirito vibrante di quei tempi, che si differenzia da ogni altro, come diversa è lesultanza di chi primo scopre un continente nuovo in confronto al godimento dei molti che più quietamente Io seguiranno in un viaggio senza sorprese.