VEDI: don Andrea Ghetti - Baden
Ask
the boys
Chiedetelo ai ragazzi...
di Don Andrea Ghetti - Baden,
Era
la immancabile risposta di B.-P. a tutti coloro che (quando lo
Scautismo cominciò a diventare un grosso fatto pedagogico e organizzativo) gli
ponevano sempre nuove (e per lui astruse e vane) questioni teoriche e formali.
Questa collana è destinata ad ospitare ristampe o contributi originali,
secondo tale orientamento assai pratico. Essa si giustifica sotto più aspetti
[... tra i quali]:
•
La insufficienza (qualitativa e quantitativa) della attuale stampa scout
per Capi [...].
•
La inadeguatezza della Formazione Capi come oggi si attua: si tratta di
fare riscoprire la ricchezza di contenuti dello Scautismo, al di là dèi
semplici schemi di attività (di chi si ferma alle formulette pratiche), al di là
del vuoto verbalismo (di chi ha smarrito la via di « educare ed imparare,
facendo »).
Non
si può dire che l’obiettivo sia modesto!
Scautismo:
concretezza e competenza
Ma
un altro ancora è lo scopo che ci spinge ad impegnarci in questa iniziativa: le
Associazioni scout hanno forse bisogno, tra l’altro, anche di un terreno sul
quale incontrarsi (e confrontarsi) sia sul piano dei principi che delle cose
fatte. L’attuale stato di diaspora nel quale esse si sono poste
reciprocamente, non può forse essere superato in altro modo (ma anche all’interno
di ogni Associazione si rivelano tensioni e discordanze radicali).
Intorno
al termine «Scautismo» si raccolgono ormai le definizioni più disparate, gli
atteggiamenti più contradditori, le affermazioni più sconvolgenti. E’
servito
— questo termine — per contrabbandare, sotto una etichetta prestigiosa,
personali opinioni o esperienze che nulla hanno a che fare col metodo ideato da
B.-P.
Non
si è colto — dunque — ciò che l’Autore esprime come valore perenne.
Sotto uno stile originale, con una formulazione vivace B.-P. ci dice cose ancora
attuali e operanti: ciò che gli è proprio è la semplicità e la scorrevolezza
con cui tratta argomenti oggi tanto dibattuti.
Per
onestà, quando si vuol definire lo Scautismo è necessario rifarsi alle fonti:
occorre per prima cosa un accostamento serio, meditato, dei testi fondamentali
di B.-P.
L’indice
bibliografico dello Scautismo e sullo Scautismo ha oggi una estensione tale,
da non lasciare che l’imbarazzo della scelta.
Dobbiamo
certo leggere di più, riflettere di più, assimilare di più. Solo chi possiede
in profondità il metodo, con acuta comprensione, lo può vivere e far vivere e
può applicarlo con libertà di mezzi.
Non
dobbiamo dimenticare quanto scrive B.-P.: «lo Scautismo è un gioco nel quale
fratelli e sorelle maggiori hanno l’occasione di procurare ai loro fratelli
minori un ambiente sereno e di spingerli ad una attività sana che serva a
sviluppare il loro senso civico».
E’
chiaro: per dare lo Scautismo bisogna viverlo.
Una
educazione per abitudini e per modelli, quale è quella scout, crea lentamente
una «forma mentis», uno stile. In tal modo lo Scautismo, rende capaci di una
particolare valutazione di avvenimenti, uomini e cose.
•
D’altra parte, il metodo scout non va ridotto a un fastello di
accorgimenti pratici, per risolvere i passaggi difficili dell’età evolutiva!
E’
stato detto più volte che io Scautismo è una «concezione di vita». Ed è
vero poiché tutto lo sforzo pedagogico degli anni preparatori è rivolto a
creare la convinzione — così profondamente umana e cristiana —che la vita
vale solo se messa lietamente a disposizione dei fratelli: il «servizio» del
Rover - scout, il comportamento dell’uomo - scout, in qualunque situazione
li ponga la Provvidenza, hanno inconfondibile impronta.
Dopo
anni di attività scout in Italia — vicino ad immancabili sconfitte — ben si
può dire che in vari settori della vita sociale si possono incontrare persone
rese «diverse» dagli altri, proprio per uno stile coerente nel pensare e
nell’agire, per una disponibilità agli altri, che lo Scautismo ha indotto in
esse in anni forse lontani.
•
Solo chi è ben radicato a tale stile e visione di vita, può essere Capo
ed educatore.
Educare
con lo Scautismo è per eccellenza un educare attraverso modelli ed esempi.
Lo
sguardo dei nostri ragazzi coglie, in chi è loro davanti, ciò che vi è di più
profondo e recondito: non bastano le parole, si sono lisi gli slogan.
Il
convivere che lo Scautismo impone con tanta assolutezza (chi pensasse di restare
fuori del gioco, per delle apparizioni sporadiche, è già liquidato) fa
evidenziare i segreti del proprio spirito: veramente — parafrasando la frase
rivolta ai genitori — potremmo dire: «i nostri scouts sono la manifestazione
dei pensieri più reconditi dei Capi».
•
E questa insensibile osmosi, deve avvenire in un clima di confidenza, di
amicizia, di gioia.
Soprattutto
di gioia: è questo un dono del quale tutti siamo debitori allo Scautismo. Una
gioia ricevuta e trasmessa: fatta di piccole impercettibili cose, per cui il
ragazzo si trova bene e si mette a suo agio.
Quando,
da qualche parte, si vanno presentando astratte problematiche, impegni di
rinnovamenti sociali, lotta ad oltranza contro un mondo corrotto, rovesciamento
di un potere sfruttatore, nulla si è colto dello Scautismo, la cui prima nota
è la semplicità e l’aderenza ai bisogni dei ragazzi.
Scautismo permanente
Questi
manuali sono anche un «rischio»: c’è il concreto pericolo che i Capi ci si
adagino, si limitino a copiarli. D’altro canto, occorre stare molto attenti
anche ai teorici, ai pedagogisti, agli psicologi, che possono — anche in
buona fede — rendere lo Scautismo una scienza, una formula, dimenticando che
esso è primariamente «un gioco» sulla misura del ragazzo.
•
Talora si nascondono sotto un mare di parole le idee più semplici, con
un gusto di complicazione verbale: ciò non è scout.
Per
noi la parola è fatta per intendersi e comunicare.
Colto
nelle sue linee vive e feconde, realizzato come personale esperienza e rivelato
agli altri attraverso una vita in comune, lo Scautismo diviene traccia valida
ed efficace per formare «uomini di carattere», cioè personalità precise e
valide.
•
Essere «scout» per il ragazzo significa una cosa precisa, con doti
caratteristiche e caratterizzanti.
C’è
una componente di capacità fisiche, di determinate attività, di impegno
morale (Legge e Promessa) che lo lega ai fratelli di altre Nazioni, c’è una
consapevolezza del proprio ruolo personale che lo difende da facili
suggestioni ambientali.
Questo
«senso» di essere un qualificato, un «segnato», è uno strumento di grande
valore nella educazione dei ragazzi: infonde in loro la capacità di non aver
paura di una testimonianza nell’ambiente in cui si trovano.
•
Lo Scautismo ha una duplice estensione: temporale e spaziale.
Dal
1907 ad oggi — tra non poche difficoltà, tra critiche ed attacchi,
deviazionismi e sussulti — esso rimane ancora capace di entusiasmare il
ragazzo: quello che viene a noi per «essere scout».
Si
è diffuso ed opera in tutto il mondo, esclusi i paesi sottoposti a dittatura.
Questa
internazionalità, che ha preceduto dottrine e teorie apparse più tardi, è una
innegabile ricchezza.
Lo
Scautismo non ha confini: risponde ai bisogni di ogni ragazzo (il suo mondo
vergine è identico sotto ogni cielo), ai suoi slanci vitali: pur nella
flessibilità di ambienti e situazioni locali.
Ogni
volta che lo si è voluto modificare, aggiornare, si è poi a poco a poco
ritornati alle linee primitive.
Dalla
lontana sorgente — il primo campo di Brownsea [1907] — un’acqua fresca
continua a diffondersi nel mondo, un messaggio di Fraternità risuona nel cuore
di tanti ragazzi. Essi colgono l’anima perenne dello Scautismo.
•
Ora il pericolo sta nella sovrapposizione di formule, di teorie, di
schemi frutto del ripensamento degli adulti che talora riversano attorno a sé
personali crisi o stanchezze.
Oggi,
in un momento di verbosità, di confusionismo, di stanchezza, è necessario
ritrovare l’anima autentica dello Scautismo e trasmetterla rispettosamente.
L’ultimo
giudizio, inappellabile, sulla validità del metodo di B.-P. è dato dai
ragazzi: è stato creato per loro.
A
loro, direttamente si è rivolto B.-P.: non ai maestri e ai saggi. Ben sapeva
che gli esperti ed i colti sanno tante cose, ma sono fuori della vita.
Lo
Scautismo ed in generale la educazione oggi hanno bisogno di
uomini solidi, concreti, preparati, di poche parole.
Di
gente che sa dove vuole arrivare e che ha il senso vero dei valori umani e
cristiani, perché vissuti personalmente, in profondità.
*
* *
Con
queste certezze, preghiamo il Signore di benedire i nostri progetti e far
fruttificare le nostre esperienze secondo la Sua volontà.
San Giorgio, 23 - 4 - 1978
don Andrea Ghetti - Baden
in "Programmare Scout",
ed. Centro Studi ed Esperienze Scout B.-P.
Questo testo è stato scritto da Baden (don Andrea Ghetti) a conclusione del libretto "Programmare Scout" . Pochi conoscono oggi la figura di Baden (tra le Aquile Randagie durante la clandestinità, attivo ed entusiasta Assistente ecclesiastico, tornato alla Casa del Padre nel 1980 durante il campo mobile del Clan Milano 1°) e i suoi scritti ... certamente ancora attuali. Ci piacerebbe fondare il nostro Scautismo e i suoi programmi proprio sui "valori solidi", ricordando quali sono i veri destinatari e i principali obiettivi del "servizio" di capo scout... Un testo come questo - riteniamo - dovrebbe essere attentamente letto e meditato all'inizio delle attività dell'Anno Scout dalle Direzioni di Gruppo / Comunità capi...