INIZIO


La bontà

«La sapienza dell'umile gli farà tenere alta la testa,
gli permetterà di sedere tra i grandi.
   L'ape è piccola tra gli esseri alati, ma il suo prodotto ha il primato fra i dolci sapori.
  Non ti vantare per le vesti che indossi e non insuperbirti nel giorno della gloria, poiché stupende sono le opere del Signore, eppure sono nascoste agli uomini le opere sue».
                                           Siracide 11,1-4

Da "Il libro di Lezard"

Vorrei dirti qualcosa che rimanesse e cantasse in te come un violino. Ma per disegno di Pierre Joubert fare questo bisognerebbe esser poeti...

Vorrei dire qualcosa che ti rimanesse, e incoraggiasse il tuo sforzo, e che ti spingesse avanti. Ma per far questo bisognerebbe essere Capi...

Vorrei dirti qualcosa che rimanesse, che rapisse la tua anima e che ti facesse saltare con gioia per i sentieri del mondo. Ma per questo, bisognerebbe essere Dio...

Ti parlerò stasera della bontà soltanto, perché la bontà tra gli uomini è come il profumo tra i fiori; come il canto tra gli uccelli; come il vento tra le foglie; come il sole in un campo.

Tu devi essere buona.

Non debole, non vile, non indifferente alle cose brutte che avvengono, non disposta a tollerare qualsiasi linguaggio, qualsiasi azione, ma buona infinitamente.

La bontà non critica.

Non giudica.

Non condanna.

Non disprezza.

Non pensa male degli altri.

Non presta fede a chi parla male degli altri.

Non parla male di nessuno.

Criticare è troppo facile.

Parlar male... si fa troppo presto.

«Il Riparto Balsamine non è un riparto “in gamba”. Sono ragazze che si credono superiori alle altre».

- Chi te l’ha detto?

- Nessuno, ma lo dicono tutti.

- Tutti? Chi sono tutti?

- Non’ so, ma ho sempre sentito dire che il Riparto Balsamine non è un riparto in gamba.

-  E tu personalmente conosci una guida di quel riparto?

- No.

- Allora, perché diffondi una reputazione che forse

non è vera? Se sapessi come fa presto una opinione a

fare il giro della città, e come si ingrandiscono le cose, e

come si esagera!

Nel riparto Balsamine ci sono molte guide, e fra queste guide ce ne sono alcune molto in gamba. E poi, in quel riparto si lavora; si osserva la Legge; e si canta meglio che in tutti gli altri reparti.

Perché non dire questo?

Perché dire solo quello che c’è di male?

Perché vedere solamente quello che è brutto?

Se sapessi come è difficile arrivare alla perfezione in qualsiasi campo, e se sapessi quanti sforzi si fanno per arrivare a qualcosa pur imperfetta, non oseresti più criticare con tanta leggerezza e a volte così duramente.

Tu devi essere buona.

Non debole, non vile, non indifferente alle cose brutte che avvengono, non disposta a tollerare qualsiasi linguaggio, qualsiasi azione, ma buona infinitamente, perché la bontà fra gli uomini è come il profumo tra i fiori, come il canto tra gli uccelli, come il vento tra le foglie, come il sole in un campo.

Criticare.., è troppo facile.

Parlare male... si fa troppo presto.

— Zed non è una vera guida.

— No, davvero, Zed non è una vera guida.

— Che fa durante le riunioni?

— Mai nulla che le costi uno sforzo.

— Durante questi quattro anni non ha preso nessun brevetto.

— Nelle uscite non sa né correre né giocare; rimane sempre indietro, appartata dalle altre.

— No, Zed non è una vera guida.

— Perché mi dici questo?

Perché io pensi che Zed non è una vera guida?

Ebbene! No, non lo penserò.

Non voglio.

Non mi piacciono quelli che dicono male degli altri, perché mi sembra sempre che manchino di bontà, di intelligenza, di comprensione; non mi piacciono quelli che dicono male degli altri, perché sappiamo così poco gli uni degli altri, e perché ci sbagliamo così facilmente.

E poi, chi di noi è perfetto?

Tu dici che Zed non è una vera guida.

Ma che sai tu di Zed?

La vedi venire e andar via.

Sai che lavora in una fabbrica e che ha sedici anni. Sai che abita a Carouge e conosci anche la sua casa. Un giorno sei entrata in quella casa. Hai attraversato un corridoio e una camera; hai incontrato la madre di Zed, hai visto le sue sorelle e suo fratello. Hai visto che Zed non ha una camera per sé sola, come te, ma deve dividere la sua con le sorelle; e hai notato che non faceva molto caldo in quella vecchia casa di Carouge.

Insieme, avete parlato di tutto e vi siete divertite molto.

Oggi mi dici che Zed non è una vera guida; ma che cosa sai tu di Zed, delle sue preoccupazioni, delle sue difficoltà di famiglia e di lavoro, dei suoi desideri e della sua salute, della sua forza fisica e della sua forza morale, della sua educazione e della sua infanzia, di quello che ha e di quello che vorrebbe avere? Che sai di come è stata la sua vita? Che sai di quel che capita nella sua stanza quando tu non ci sei? Che sai dei suoi pensieri quando, taciturna, Zed non dice niente? Che cosa sai di ciò che ha ereditato, per la dura e fatale legge in forza della quale i nostri antenati ci trasmettono qualcosa di bello e qualcosa di brutto che noi dobbiamo portare per tutta la vita, che lo vogliamo o no?

Che sai degli sforzi che Zed ha fatto?

Che sai degli sforzi che Zed fa ancora ogni giorno?

Che sai della sua vita?

Dimmi, che sai?

Per te la vita è stata buona.

I tuoi genitori sono molto buoni.

Possiedi tutto quello di cui hai bisogno per vivere e per svilupparti e anche per divertirti a tuo piacere.

Perché giudichi così severamente Zed che non ha avuto le stesse comodità, né gli stessi privilegi?

Zed non ha brevetti sulla manica? Ma nel suo sguardo c’è la sincerità; e poi Zed lavora nove ore al giorno per guadagnarsi la vita.

Quel che sembra semplice e naturale a te, perché possiedi tutto quello che è necessario per farlo, può es­sere difficile, e anche impossibile per Zed.

E se il lavoro che tu hai fatto e di cui sei così fiera non sarà mai fatto da Zed, non per questo lei vale meno di te; non per questo tu vali più di lei.

Giacché quello che importa non sono i lavori che facciamo, le parole che diciamo, gli oggetti che fabbrichiamo, i brevetti che portiamo sulla manica o i gradi che ci distinguono le une dalle altre; quello che importa è il canto che abbiamo in noi e con il quale accettiamo la vita, il canto che vive in noi...

Il nostro atteggiamento di fronte alla vita.

Il nostro sforzo silenzioso verso ciò che è bene.

La nostra lenta ascesa attraverso gli anni.

Questo bisogno di perfezione.

Questa aspirazione alla bellezza.

Questa nostalgia dell’accordo perfetto.

Questo sospiro verso Dio.

Zed è una guida come te; soltanto, Zed è diversa da te perché la vita ci fa differenti gli uni dagli altri; ci mette in condizioni diverse per farci vivere vite diverse.

Non giudicare Zed.

Di’ che ti infastidisce, che non le vuoi bene, ma non dire « Zed non è una vera guida », perché non ne sai niente. Non puoi saperne niente.

Non giudicare Zed.

Né lei né nessun altro.

* * *

Ci sono tanti fiori in uno stesso campo; tanti uccelli in uno stesso bosco, tanti profumi che salgono dalla terra; tanti ronzii strani, mormorii confusi; voci rauche o sonore, tante forze, colori, linee.

E tuttavia questo si confonde, si armonizza e si completa nel tutto che si chiama «natura»

Accade lo stesso per l’umanità.

Ogni uomo deve essere quello che è, fedele a se stesso, forte nella sua opinione, nel suo pensiero, nella sua azione; ma deve ammettere attorno a sé tutti gli uo­mini che non pensano come lui, che non agiscono come lui, che perseguono un altro scopo, e che adorano un altro Dio.

E la bontà sarà la forza che permetterà agli uomini di vivere in pace gli uni accanto agli altri, senza nuocer­si, rispettosi e benevoli.

La bontà fresca e spontanea sarà la forza che al di sopra del dovere e della virtù austera condurrà gli uomini all’indulgenza reciproca, alla buona volontà, alla cortesia, all’obbedienza, alla giustizia.

E tu sarai indulgente verso gli altri, perché sarai severa verso te stessa.

E chiederai poco agli altri, perché esigerai molto da te stessa.

E sarai cortese, non per abitudine, freddamente, ma perché ti addolorerebbe non esserlo.

E sarai obbediente e giusta, non per timore o per dovere, ma perché qualcosa si sarà schiuso in te; qualcosa che trema, freme e si ribella davanti alla sofferenza e alla tristezza; qualcosa che canta ed esulta davanti alla gioia e alla felicità. E sarà la bontà, niente altro che la bontà. Una bontà fresca e ridente che diverrà la forza della tua vita.

Vorrei che questa bontà fosse tua, nostra, infinita tra noi.

Giacché dove dimora la bontà la vita può sbocciare come convolvolo al sole. disegno Pierre Joubert

Dove dimora la bontà il pensiero si esprime ad alta voce; gli uomini si salutano con una franca stretta di mano; e ci si aiuta quando il carico da sopportare è troppo pesante per una persona sola.

Dove dimora la bontà, le difficoltà svaniscono, le brutture si dimenticano, le sofferenze si placano; e la gioia si irradia con impeto fanciullesco.

Tu devi essere buona.

Non debole, non vile, non indifferente alle brutte cose che avvengono; non disposta a tollerare qualsiasi linguaggio, qualsiasi azione, ma buona infinitamente, poiché la bontà tra gli uomini è come il profumo tra i fiori, come il canto tra gli uccelli, come il vento tra le foglie, come il sole in un campo.

La bontà non critica.

Non giudica.

Non condanna.

Non disprezza.

Non pensa male degli altri.

Non presta fede a chi dice male degli altri.

Non dice male di nessuno.

Non fa del male a nessuno.

Vorrei che questa bontà fosse tua, nostra, infinita tra noi.

(questo brano è tratto da "Il Libro di Lezard", edizione Nuova Fiordaliso)

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