La bontà
«La
sapienza dell'umile gli farà tenere alta la testa,
gli permetterà di sedere tra i grandi.
L'ape è piccola tra gli esseri alati, ma il suo prodotto ha il
primato fra i dolci sapori.
Non ti vantare per le vesti che indossi e non insuperbirti nel giorno
della gloria, poiché stupende sono le opere del Signore, eppure sono nascoste
agli uomini le opere sue».
Siracide 11,1-4
Da "Il libro di Lezard"
Vorrei
dirti qualcosa che rimanesse e cantasse in te come un violino. Ma per fare
questo bisognerebbe esser poeti...
Vorrei
dire qualcosa che ti rimanesse, e incoraggiasse il tuo sforzo, e che ti
spingesse avanti. Ma per far questo bisognerebbe essere Capi...
Vorrei
dirti qualcosa che rimanesse, che rapisse la tua anima e che ti facesse saltare
con gioia per i sentieri del mondo. Ma per questo, bisognerebbe essere
Dio...
Ti
parlerò stasera della bontà soltanto, perché la bontà tra gli uomini è come
il profumo tra i fiori; come il canto tra gli uccelli; come il vento tra le
foglie; come il sole in un campo.
Tu
devi essere buona.
Non
debole, non vile, non indifferente alle cose brutte che avvengono, non disposta
a tollerare qualsiasi linguaggio, qualsiasi azione, ma buona infinitamente.
La
bontà non critica.
Non
giudica.
Non
condanna.
Non
disprezza.
Non
pensa male degli altri.
Non
presta fede a chi parla male degli altri.
Non
parla male di nessuno.
Criticare
è troppo facile.
Parlar
male... si fa troppo presto.
«Il
Riparto Balsamine non è un riparto “in gamba”. Sono ragazze che si credono
superiori alle altre».
-
Chi te l’ha detto?
-
Nessuno, ma lo dicono tutti.
-
Tutti? Chi sono tutti?
-
Non’ so, ma ho sempre sentito dire che il Riparto Balsamine non è un riparto
in gamba.
-
E tu personalmente conosci una guida di quel riparto?
-
No.
-
Allora, perché diffondi una reputazione che forse
non
è vera? Se sapessi come fa presto una opinione a
fare
il giro della città, e come si ingrandiscono le cose, e
come
si esagera!
Nel
riparto Balsamine ci sono molte guide, e fra queste guide ce ne sono alcune
molto in gamba. E poi, in quel riparto si lavora; si osserva la Legge; e si
canta meglio che in tutti gli altri reparti.
Perché
non dire questo?
Perché
dire solo quello che c’è di male?
Perché
vedere solamente quello che è brutto?
Se
sapessi come è difficile arrivare alla perfezione in qualsiasi campo, e se
sapessi quanti sforzi si fanno per arrivare a qualcosa pur imperfetta, non
oseresti più criticare con tanta leggerezza e a volte così duramente.
Tu
devi essere buona.
Non
debole, non vile, non indifferente alle cose brutte che avvengono, non disposta
a tollerare qualsiasi linguaggio, qualsiasi azione, ma buona infinitamente,
perché la bontà fra gli uomini è come il profumo tra i fiori, come il canto
tra gli uccelli, come il vento tra le foglie, come il sole in un campo.
Criticare..,
è troppo facile.
Parlare
male... si fa troppo presto.
—
Zed non è una vera guida.
—
No, davvero, Zed non è una vera guida.
—
Che fa durante le riunioni?
—
Mai nulla che le costi uno sforzo.
—
Durante questi quattro anni non ha preso nessun brevetto.
—
Nelle uscite non sa né correre né giocare; rimane sempre indietro, appartata
dalle altre.
—
No, Zed non è una vera guida.
—
Perché mi dici questo?
Perché
io pensi che Zed non è una vera guida?
Ebbene!
No, non lo penserò.
Non
voglio.
Non
mi piacciono quelli che dicono male degli altri, perché mi sembra sempre che
manchino di bontà, di intelligenza, di comprensione; non mi piacciono quelli
che dicono male degli altri, perché sappiamo così poco gli uni degli altri, e
perché ci sbagliamo così facilmente.
E
poi, chi di noi è perfetto?
Tu
dici che Zed non è una vera guida.
Ma
che sai tu di Zed?
La
vedi venire e andar via.
Sai
che lavora in una fabbrica e che ha sedici anni. Sai che abita a Carouge e
conosci anche la sua casa. Un giorno sei entrata in quella casa. Hai
attraversato un corridoio e una camera; hai incontrato la madre di Zed, hai
visto le sue sorelle e suo fratello. Hai visto che Zed non ha una camera per sé
sola, come te, ma deve dividere la sua con le sorelle; e hai notato che non
faceva molto caldo in quella vecchia casa di Carouge.
Insieme,
avete parlato di tutto e vi siete divertite molto.
Oggi
mi dici che Zed non è una vera guida; ma che cosa sai tu di Zed, delle sue
preoccupazioni, delle sue difficoltà di famiglia e di lavoro, dei suoi desideri
e della sua salute, della sua forza fisica e della sua forza morale, della sua
educazione e della sua infanzia, di quello che ha e di quello che vorrebbe
avere? Che sai di come è stata la sua vita? Che sai di quel che capita nella
sua stanza quando tu non ci sei? Che sai dei suoi pensieri quando, taciturna,
Zed non dice niente? Che cosa sai di ciò che ha ereditato, per la dura e fatale
legge in forza della quale i nostri antenati ci trasmettono qualcosa di bello e
qualcosa di brutto che noi dobbiamo portare per tutta la vita, che lo vogliamo o
no?
Che
sai degli sforzi che Zed ha fatto?
Che
sai degli sforzi che Zed fa ancora ogni giorno?
Che
sai della sua vita?
Dimmi,
che sai?
Per
te la vita è stata buona.
I
tuoi genitori sono molto buoni.
Possiedi
tutto quello di cui hai bisogno per vivere e per svilupparti e anche per
divertirti a tuo piacere.
Perché
giudichi così severamente Zed che non ha avuto le stesse comodità, né gli
stessi privilegi?
Zed
non ha brevetti sulla manica? Ma nel suo sguardo c’è la sincerità; e poi Zed
lavora nove ore al giorno per guadagnarsi la vita.
Quel
che sembra semplice e naturale a te, perché possiedi tutto quello che è
necessario per farlo, può essere difficile, e anche impossibile per Zed.
E
se il lavoro che tu hai fatto e di cui sei così fiera non sarà mai fatto da
Zed, non per questo lei vale meno di te; non per questo tu vali più di lei.
Giacché
quello che importa non sono i lavori che facciamo, le parole che diciamo, gli
oggetti che fabbrichiamo, i brevetti che portiamo sulla manica o i gradi che ci
distinguono le une dalle altre; quello che importa è il canto che abbiamo in
noi e con il quale accettiamo la vita, il canto che vive in noi...
Il
nostro atteggiamento di fronte alla vita.
Il
nostro sforzo silenzioso verso ciò che è bene.
La
nostra lenta ascesa attraverso gli anni.
Questo
bisogno di perfezione.
Questa
aspirazione alla bellezza.
Questa
nostalgia dell’accordo perfetto.
Questo
sospiro verso Dio.
Zed
è una guida come te; soltanto, Zed è diversa da te perché la vita ci fa
differenti gli uni dagli altri; ci mette in condizioni diverse per farci vivere
vite diverse.
Non
giudicare Zed.
Di’
che ti infastidisce, che non le vuoi bene, ma non dire « Zed non è una vera
guida », perché non ne sai niente. Non puoi saperne niente.
Non
giudicare Zed.
Né
lei né nessun altro.
*
* *
Ci
sono tanti fiori in uno stesso campo; tanti uccelli in uno stesso bosco, tanti
profumi che salgono dalla terra; tanti ronzii strani, mormorii confusi; voci
rauche o sonore, tante forze, colori, linee.
E
tuttavia questo si confonde, si armonizza e si completa nel tutto che si chiama
«natura»
Accade
lo stesso per l’umanità.
Ogni
uomo deve essere quello che è, fedele a se stesso, forte nella sua opinione,
nel suo pensiero, nella sua azione; ma deve ammettere attorno a sé tutti gli uomini
che non pensano come lui, che non agiscono come lui, che perseguono un altro
scopo, e che adorano un altro Dio.
E
la bontà sarà la forza che permetterà agli uomini di vivere in pace gli uni
accanto agli altri, senza nuocersi, rispettosi e benevoli.
La
bontà fresca e spontanea sarà la forza che al di sopra del dovere e della virtù
austera condurrà gli uomini all’indulgenza reciproca, alla buona volontà,
alla cortesia, all’obbedienza, alla giustizia.
E
tu sarai indulgente verso gli altri, perché sarai severa verso te stessa.
E
chiederai poco agli altri, perché esigerai molto da te stessa.
E
sarai cortese, non per abitudine, freddamente, ma perché ti addolorerebbe non
esserlo.
E
sarai obbediente e giusta, non per timore o per dovere, ma perché qualcosa si
sarà schiuso in te; qualcosa che trema, freme e si ribella davanti alla
sofferenza e alla tristezza; qualcosa che canta ed esulta davanti alla gioia e
alla felicità. E sarà la bontà, niente altro che la bontà. Una bontà fresca
e ridente che diverrà la forza della tua vita.
Vorrei
che questa bontà fosse tua, nostra, infinita tra noi.
Giacché
dove dimora la bontà la vita può sbocciare come convolvolo al sole.
Dove
dimora la bontà il pensiero si esprime ad alta
Dove
dimora la bontà, le difficoltà svaniscono, le brutture si dimenticano, le
sofferenze si placano; e la gioia si irradia con impeto fanciullesco.
Tu
devi essere buona.
Non
debole, non vile, non indifferente alle brutte cose che avvengono; non disposta
a tollerare qualsiasi linguaggio, qualsiasi azione, ma buona infinitamente,
poiché la bontà tra gli uomini è come il profumo tra i fiori, come il canto
tra gli uccelli, come il vento tra le foglie, come il sole in un campo.
La
bontà non critica.
Non
giudica.
Non
condanna.
Non
disprezza.
Non
pensa male degli altri.
Non
presta fede a chi dice male degli altri.
Non
dice male di nessuno.
Non
fa del male a nessuno.
Vorrei
che questa bontà fosse tua, nostra, infinita tra noi.
(questo brano è tratto da "Il Libro di Lezard", edizione Nuova Fiordaliso)