Il Clan è dei Rovers!
Il senso del nostro essere insieme «Ho
paura delle parole inutili. Siamo
qui insieme perché da soli non ce la faremmo a voler essere migliori
come uomini e come cristiani. Perché
da soli saremmo troppo tentati a occuparci solo della nostra vita: il
mio studio, il mio lavoro, la mia fidanzata, la mia cultura. Abbiamo
scelto di rinunciare alla piccola felicità egoistica, abbiamo scelto di
aprirci agli altri per essere più giusti, più leali, più poveri, per
aiutare, e vogliamo fare tutto questo restando allegri, ottimisti. Ma è difficile e da soli siamo piccoli e abbiamo paura. Per
questo c’è il nostro Clan; questo è il senso del nostro essere
insieme. Dobbiamo
portare tutti nel cuore un vero desiderio di comunità, di migliorarci,
di incoraggiarci». Dal
giornalino del Clan "La Rocchetta", ASCI
Milano 1°, anni '60 |
Il Roverismo è dei Rovers
di Enrico Dalmastri,
da “Garisenda", Dicembre 1952
Sicuro!
Il roverismo è nostro.
La
vita del Clan dipende da noi, da ognuno di noi.
Il
Clan funziona se io funziono.
Il
Clan lavora se io lavoro.
Il
Clan campeggia se io campeggio.
Il
Clan avrà una bella sede se io lavorerò per costruirla tale e la tengo in
ordine.
Il
Clan si santifica se io mi santifico.
Io
Rover : Clan Rover
Due
false impostazioni.
1) Il Clan dipende da me, posso fare allora il mio comodo al Clan.
Solo in un caso mi è lecito fare ciò: quando filtrando il mio comodo, attraverso la Legge e la Promessa scout, non lascia scorie.
E
allora posso fare il mio comodo al Clan se per comodo intendo:
lavorare
-- campeggiare
pregare
-- servire
2)
Vado al Clan quando c’è un’attività attraente.
Se
ragiono così vuoi dire che non capisco nulla, o almeno, che non ho capito che
le attività attraenti del Clan dipendono da me.
D’altra
parte: le attività del Clan o si accettano tutte o nessuna. In questo siamo
totalitari
Dobbiamo
sentirlo questo Scautismo come un ideale che ci prende tutti.
Riconosciamo
che è un ideale che comprende anche:
sacrificio
-- purezza
servizio
-- vita sacramentale
Ma è un ideale di gioia e di letizia. É un ideale che mi prende tutto perché Cristo è totalitario.
Ma
appunto per questo è attraente: perché mi prende tutto. lo ho nostalgia
dell’infinito, e questa nostalgia me la può appagare solo il Cristo, Il Clan
non mi potrà dare: la pallacanestro meglio o come la Virtus, o ... l’Araba
fenice.
Ma mi può fare uomo felice, dandomi la gioia di Cristo. Perché la faccia mia e la diffonda fra gli altri.
É
per questo che debbo lavorare totalitariamente. Se non me la sentissi, dovrei
avere il coraggio di ritirarmi.
Perché
sarei un inciampo per gli altri: per i Rovers.
Il
Cristo non posso servirlo a metà. Voglio essere un uomo deciso a tutto.
Ed
è per questo che il Clan è mio, o meglio, il roverismo è dei Rovers.
Enrico Dalmastri,
da “Garisenda", Dicembre 1952
Enrico Dalmastri può essere ricordato tra i fondatori del Roverismo Cattolico Italiano, e non solo dello Scautismo Cattolico bolognese (nel quale fu capo e fondatore di molti Gruppi scout, sino al suo ritorno alla Casa del Padre). La "Garisenda" era la vivace rivista del primo Clan cittadino"Della Garisenda" dell'ASCI Bolognese negli anni '50.