RIPARTIRE DA NAZARETH
- in visita a Mons. Ettore Cunial -
di Andrea Padoin
19.VIII.2001
Ripartire da Nazareth
Con queste tre parole posso riassumere l’incontro che ho avuto questo
pomeriggio a Possagno con sua Ecc.za Mons. Ettore Cunial, Assistente Centrale
dell’ASCI dal 1954 alla fine degli
anni sessanta.
Avevo
scoperto grazie a qualche amico dal pelo color del tasso che Ettore Cunial era
originario delle mie zone, e così ho chiamato il Parroco di Possagno, patria
anche dello scultore Antonio Canova, scoprendo che proprio in questo periodo la
persona che cercavo era in villeggiatura dal fratello in paese.
Mons.
Cunial, oggi novantaseienne, mi ha ricevuto ben volentieri, e per oltre un’ora
abbiamo discorso della Storia dello Scautismo Cattolico Italiano di quegli anni,
probabilmente i migliori dell’ASCI, per sviluppo del Metodo e per “Menti in
azione”.
Monsignor Cunial è stato nominato Assistente Ecclesiastico centrale negli anni in cui veniva creata la Base di Bracciano, e nei quali il Metodo stava delineandosi con il contributo degli Scautismi francesi, belgi, e di altri paesi d’Europa, e con il contributo di tanti Capi che giorno per giorno attuavano, verificavano, correggevano quello che sarebbe poi stato lo Scautismo Cattolico Italiano.
Anni in cui – dice Cunial – si puntò moltissimo sulla formazione dei Capi, sul loro ruolo nei confronti dei giovani, ed anche sulla definizione di quella particolare Chiamata che lo Scautismo vive nella sua essenza Cattolica:
la Chiamata – appunto – a
Nazareth, alla testimonianza del figlio di Dio, a Cristo che si pone ad
obiettivo dell’intera educazione scout. Monsignor Cunial ha ribadito come
l’ASCI si fosse fatta portatrice di questo messaggio, così forte e così
incisivo da aver prodotto negli anni più vocazioni della stessa Azione
Cattolica, e da essere l’unica tra le Associazioni Cattoliche (scout e non,
italiane e non) ad avere avuto lo Statuto firmato personalmente dal Papa.
Mons. Cunial si è poi soffermato sugli anni della contestazione, dell’unificazione tra ASCI e AGI:
a lui che per quindici anni era stato AE centrale (ed anche AE generale della CICS e del MASCI) nessuno – in quei momenti – andò a chiedere un’opinione o un consiglio, che sarebbero stati suffragati dall’esperienza e dal lungo confronto internazionale.
E lui un’opinione ce l’aveva forse fin troppo chiara:
si sarebbe dovuta trovare un’altra via per
mettere in contatto Scautismo e Guidismo, dice, e lui era pronto a discuterne, a
cercare un modo perché l’immenso patrimonio di idee e persone prodotti dal
Guidismo AGI e dallo Scautismo ASCI non andassero perduti, come poi – dice –
è in parte successo.
La
Chiesa deve essere sempre forza che reagisce, e non accontentarsi di seguire le
mode o la Società in tutte le sue scelte; assistiamo invece ora ad una
degenerazione, e lo Scautismo non forma
più alla Virtù ma si limita alla superficie delle cose, senza smuovere più le
anime e gli animi. Parole che pesano come macigni.
Monsignor Cunial infine si è soffermato sui grandi personaggi che hanno contribuito a dare solidità di mezzi e di idee allo Scautismo ed al Guidismo Italiani: a partire da Padre Ruggi (“Una delle più belle menti che io abbia conosciuto”), a Baden, a Mons. Nobels, a Enrico Dalmastri che lui vorrebbe addirittura Beato per l’altissima Fede e gli ideali che perseguiva così tenacemente.
Di quest’incontro mi rimarrà un ricordo bellissimo:
a tanti anni dal congedo dal mondo scout, il Vice Camerlengo di Santa Romana Chiesa mi saluta con un fraterno “Buona Caccia”, invitandomi – in una dedica che gli chiedo a ricordo – a “vivere lo Scautismo Cattolico nei suoi valori fondamentali testimoniati da tanti capi, da tanti spiriti meravigliosi che sono la gloria del nostro Scautismo Cattolico Italiano”.
E con la sua benedizione mi congedo da uno di
quei grandi Capi, testimone ed artefice del nostro passato.
pubblicato anche nel n. 138 di "Esperienze e Progetti" (Agosto - Ottobre 2001)