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Baffo 001
don Anunzio Gandolfi e "L'Esploratore"
Sono stato a Villanova (BO) per una piacevole e lunga chiacchierata con don Annunzio Gandolfi. Trent’anni fa, forse, si sarebbe parlato di un fortunato colpo del SIS (servizio informazioni scout), oppure del nascondiglio di Baffo 001 finalmente “scovato”. Oggi, più
prosaicamente, vogliamo solo fare qualche domanda sull’impostazione
delle riviste per esploratori e
guide.
Don
Annunzio, parlando di rivista per E/G alla luce della tua specifica
esperienza, quale deve essere lo spazio per disegni e fotografie di tipo
scout?
«Noi viviamo nel mondo dell’immagine, e l’illustrazione è determinante...: attraverso il disegno mandi dei messaggi. Lo spirito dello scautismo francese si è definito, in buona parte, perché ci sono stati Pierre Joubert e altri illustratori; da noi Adriano Perone, che ha fatto tanto. È innegabile che certi disegni di Joubert fanno sognare, fanno pensare... Si può anche fare il disegno umoristico, ma con uno stile che trasmetta un messaggio educativo anche se c’è una garbata presa in giro. Capita invece di vedere pubblicati dei disegni che sono in realtà offensivi per gli scout, e quindi un esploratore non ci si può riconoscere. La fotografia è un mezzo molto complesso, e
in genere va preparata come era per le fotografie di Manson, il
fotografo degli Scouts de France.
Alcune mie fotografie per “L’Esploratore” le ho fatte ispirandomi
ai disegni di Joubert, e traducendoli in fotografia. Rebeschini è
bravo, è entrato in un certo mondo scout..., però ci vorrebbe anche
un fotografo scout, perché ci sono degli aspetti che un estraneo
allo scautismo fa fatica a cogliere».
E quale peso deve avere l’attualità,
il mondo esterno, nella rivista?
«Noi su “L’Esploratore” non davamo molto spazio all’attualità, anche se un po’ ci vuole: è meglio metterla nel racconto. Le rubriche strane i ragazzi le vanno a cercare da un’altra parte, mentre noi dovremmo offrire tutto quello che ha relazione con lo scouting: il resto è inutile. Non possiamo fare come una rivista di medicina che si mette
a parlare del porto di Gioia Tauro! Le riviste scout devono essere
professionali, riconducibili ad una cultura scout che non può per
definizione interessarsi di tutto: eventualmente si rimandi ad altre
fonti».
Che
rapporto avevate con i lettori? quale
era il contributo dei ragazzi alla rivista?
«Per i contributi dei ragazzi avevamo inventato anche il SIS (servizio informazioni scout) giocando sul piccolo scandalismo; oppure la rubrica dei terzi di squadriglia (sostenendo che erano i terzi che comandavano realmente in squadriglia) e la pubblicazione delle imprese dei ragazzi, che erano un po’ rielaborate, e le interviste. Ma una cosa importantissima, la prima, è che bisogna che il lettore trovi nei personaggi della rivista degli amici cui è affezionato. Io ho avuto l’esperienza bellissima legata a Baffo 001. Sono stato dal vescovo di Fidenza, un tempo assistente degli
scout di Cremona, che non conoscevo. Come sono entrato da lui mi ha
detto: “E i baffi dove sono? Senza i baffi non sei più tu! Io ti ho
già visto tante volte, perché quando ero A.E di riparto mi arrivava
“L’Esploratore”, e il primo articolo che si andava a leggere erano
le storie e le avventure di Baffo 001”. Come
è in molte delle tipiche riviste per ragazzi, bisogna far venire fuori
qualcosa di vivo dalla
pagina, con dei personaggi che si ripetono e in cui il ragazzo può
ritrovarsi, con delle avventure che il ragazzo aspetta per vedere come
vanno a finire... Se si fa un richiamo storico, bisogna fare in modo che
il ragazzo si senta sulla caravella di Colombo in quel momento, oppure
in marcia sulla pista di Santa Fé. Ma anche lo stesso articolo
religioso ne “L’Esploratore” era diventato un dialogo tra il
ragazzo che leggeva e chi scriveva. Il ragazzo, al di là della firma,
si immaginava un volto, lo vedeva».
Quali erano i tratti
scout tipici proposti?
«Se vuoi ottenere 100 dai ragazzi devi proporre 180! Bisogna far sognare le avventure, ma anche insegnare a viverle bene, perché se no diventano un pericolo: parliamo troppo di scautismo e poco di scout, rischiando di avere uno scautismo sulla carta e non uno scout sul campo. Bisogna proporre dei messaggi forti, quali quello della cavalleria, o i personaggi dell’avventura. In tutti i numeri metterei un racconto su degli esploratori, una squadriglia, e poi ci si lavora con la fantasia. Anche dal punto di vista tecnico c’è bisogno di maestri: è vero che metà di quello che proponeva Andrea Mercanti era irrealizzabile, però faceva sognare, faceva guardare avanti... La rivista non può essere fatta da un gruppo di capi di buona volontà che non hanno ancora le necessarie capacità tecniche e professionali: i carismi non vengono con la nomina, e allora bisogna avere il coraggio di cercare in giro chi ha le necessarie competenze».
Tratto da "Nel nascondiglio di Baffo 001: avventura e immagini, tecniche e valori: don Annunzio Gandolfi, della redazione de "L'esploratore" tra l'inizio degli anni '50 e il '75, racconta com'era la "sua" rivista scout" di Beppe A. Scout
- Proposta educativa, 2000 |
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"Sul numero di marzo 1966 de "L'Esploratore", che si presentava rinnovato nella veste e nella redazione [...], faceva la sua apparizione uno strano personaggio. Struttura massiccia, divisa scout, un paio di baffi bene in vista: era questa l'immagine che appariva dal disegno di Adriano Perone. Con tipico sguardo indagatore - un occhio socchiuso e l'altro no - il nostro eroe si apprestava a dirigere "democraticamente" una riunione di atterriti redattori. Non c'era da sbagliare era il direttore, che così si firmava in calce. Nel numero successivo compariva, in perfetta uniforme, mentre apriva la porta a un timorato postino, sommerso sotto una valanga di lettere. Sul numero 5 di quello stesso anno cominciavano a fare capolino alcuni elementi di identificazione, quali sciabole, mitra, bombe a mano e altri giocattolini di questo tipo. La galleria di ritratti e di atteggiamenti del nostro personaggio si arricchiva di numero in numero: lo vediamo al suo ingombro tavolo di lavoro, oppure nell'atto di dettare, passeggiando nervosamente, le sue disposizione ad una efficiente segretaria in perfetta divisa scout che nonostante allora le due associazioni maschile e femminile fossero separate e con uniformi diverse, si presentava del tutto uguale a quella del direttore. [...] La cosa sconvolse forse i sonni dei benpensanti, perchè nel numero successivo troviamo un avviso sconcertante: il nostro è ricercato con tanto di taglia! Non se ne conosce il motivo, ma forse può essere messo in rapporto con il disegno, che si trova nelle pagine seguenti, dove lo si vede sulla torretta di un possente carrarmato, mentre torna da una visita alle sedi dei riparti. Evidentemente la cosa non dovette avere seguito, perchè nel primo numero dell'anno seguente, 1967, sbuca addirittura da una pagina del giornale. Nel numero successivo lo vediamo alla guida di una fiammante 500, con un'indicativa targa di Bologna, e sulla fiancata un indirizzo ben noto: Via G. A. Perti 14. Il numero 3 dei quell'anno ci svela un'altra delle sue passioni: il West; lo troviamo , infatti, a cavallo, alle prese con un'orda di indiani. Era di ritorno da un sopraluogo al campo del Jamboree, che si sarebbe tenuto nell'estate seguente nell'Idaho. Al jamboree, rivelazione, lo vediamo con una veste da prete conservando i suoi fidati giocattoli. Infine a dicembre, con l'ultimo numero dell'anno, dopo una sosta in un ospedale psichiatrico, dove la redazione aveva tentato di rinchiuderlo, ne conosciamo finalmente il nome "Baffo", non ancora 001. Il 1968 trascorre senza che nessuno si accorga che è un anno particolare, degno di essere periodicamente celebrato; anche "Baffo" vive tranquillamente, tra ricordi marinari, cucina trappeur e visite all'estero. A fine anno Baffo, divenuto "emerito", annuncia il cambio del direttore della rivista. E' il 1969, le scuole e le università sono in piena contestazione e così anche in piazza Pasquale Paoli [sede centrale dell'ASCI] si brucia la poltrona di Baffo, tra un tripudio di scout festanti, ancora ignari che il nostro, divenuto ormai "Baffo 001", ha creato il S.I.S. (Servizio Informazioni Scout) che darà filo da torcere ai novizi ribelli e agli scout "scarcinati". [...] Il SIS sarà presente ad avvenimenti celebri e realizzerà scoop rimasti famosi, come quello illustrato dal disegno del numero 7, che ritrae Baffo 001 nascosto dietro ad una roccia lunare, intento a sorvegliare la prima passeggiata sulla luna degli astronauti americani. Adriano non ha che da sbizzarrirsi: così sul numero 11, troviamo Baffo 001 intento a dirigere, niente popodimeno che, il centro spaziale di Cape Canaveral.[ ...]
L'anno 1974 è un anno pieno di iniziative e di tensioni. Sta per nascere l'AGESCI e nell'estate si terrà il campo nazionale esploratori al lago di Vico. Improvvisamente, dopo tanto silenzio, nel numero 7 appare un articolo rievocativo di Bafo 001, ritratto da Adriano nelle sue "imprese" più significative. E' un preannuncio. Non poteva infatti il nostro restare insensibile al richiamo del campo nazionale. Così sul numero de "L'Esploratore" dedicato all'avvenimento ci spiega che è rimasto nell'ombra, per svolgere alcuni compiti altamente riservati (contatti con gli ufo?) e manifesta un giudizio altamente positivo dell'avvenimento, condensato nella celebre frase "eppur esiste" (lo scautismo ovviamente!). [...] Al ritorno dal jamboree [Nordjamb 1975], la triste notizia: "L'Esploratore" cessava le pubblicazioni per la nascita della nuova rivista delle branche e/g dell'AGESCI "Avventura. Entrava però nella leggenda. come il suo personaggio più famoso. "Baffo 001", o meglio don Annunzio per chi non l'avesse capito, si è identificato spesso con "L'Esploratore". Anzi si può dire che la rivista è stata una sua creatura, forse la più amata, per molti anni. La firma di don Annunzio la ritroviamo nella rivista già nei primi anni '50. Per diversi anni poi, precisamente dal 1958 al 1965, la redazione stessa della rivista è ospitata nella sua casa. Con un gruppo di collaboratori affiatati ha, per anni, presentato sulla rivista l'ideale dello scautismo. Talvolta in maniera simpatica e spiritosa, come con la storia di Baffo 001, che abbiamo cercato di raccontare velocemente, il personaggio senza dubbio più simpatico apparso nella vita della rivista; più spesso attento alle attese dei ragazzi che volevano vivere pienamente l'avventura dello scautismo. Ma questa è una storia che ancora continua.
Giovanni Morello (da "La volpe va... dati e testimonianze per la storia di un gruppo scout", Bologna 16, 1989, pp. 84-85
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