Scautismo popolare
Spazi nuovi per
Uomini nuovi
Lo Scautismo conosce in Italia 2 situazioni concrete che, insieme a innegabili vantaggi, offrono dei limiti.
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Per lo più le Unità sono appoggiate alle Parrocchie. E’ una esperienza che
conduciamo da molto tempo: la Parrocchia — come tuttora è strutturata — fa
fatica ad assimilare un movimento, quale quello scout, con esigenze di uscite,
una specifica pedagogia, particolare mentalità.
Spesso
le Unità restano «fuori» da una dinamica di vita parrocchiale: nascono tensioni,
incomprensioni, attriti tra parroci e dirigenti.
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Un altro aspetto dello Scautismo italiano è quello di essere aperto in
prevalenza alle categorie medie, diremmo alla «buona
borghesia».
Sono
solitamente le famiglie «bene» a mandare i figli fra gli scouts: è, sotto
qualche profilo, «chic». No
all’Oratorio, perché troppo popolare, no all’Azione Cattolica, perché
troppo clericale: non restano che gli esploratori.
Per molte famiglie lo Scautismo è una comoda «area di parcheggio». I ragazzi sono ben custoditi, si possono divertire e crescono sani.
E’
anche vero che in detti ambienti è oggi di moda caricare i ragazzi di mille
iniziative: lingue estere oltre quelle scolastiche, ginnastica correttiva,
tennis, palla canestro, cine-forum, ecc. In tal modo lo Scautismo resta una voce
soffocata tra infinite altre. Sorgono spesso conflitti di uso del tempo: e lo
Scautismo ne va di mezzo.
Da
molti genitori non è considerato come un metodo educativo con un suo preciso
contorno di attività, d’impegno, di frequenza: è — semplicemente — solo
uno dei tanti modi per occupare «il tempo libero».
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Così
non si crea una «mentalità scout»:
non si fa dello Scautismo ma si realizzano solo alcune attività: come potrebbe
accadere con qualsiasi altro metodo pedagogico. I risultati si vedono più tardi
— al noviziato rover — dove al massimo si incontrano dei «bravi
ragazzi» e nulla più.
Per questo ci sembra urgente aprire nuovi orizzonti, diversi.
Dobbiamo
prendere in carico il mondo dei ragazzi più diseredati e dimenticati.
Le
periferie delle grandi città sono spesso scuola alla delinquenza minorile. E’
inutile dilungarsi: basta leggere i giornali o andare a costatare di persona.
E’
qui il nuovo, valido spazio per lo Scautismo.
Esso
sarebbe per molte creature una vera bonifica sociale: un salvare delle vite,
fare dei «buoni cristiani e dei buoni
cittadini» di ragazzi destinati al «riformatorio».
Vengono
da famiglie incapaci di un minimo di educazione: passano le giornate, vagabondi,
per le strade, si addestrano ai piccoli furti.
A
loro — i veri «poveri» del Vangelo — dobbiamo annunciare un Messaggio di
gioia e di libertà.
Certo
che per fare questo occorrono indispensabili condizioni:
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Capi eccezionali, maturi, validi, attenti ai bisogni degli altri, capaci
di un dialogo e di tanta comprensione e pazienza, padroni del metodo scout per
usarlo con tutte le sue risorse.
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Programmi ben preparati e rispondenti a situazioni concrete: la banda di
monelli può diventare la «squadriglia
scout».
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Un appoggio economico, per sopperire la penuria di mezzi: sappiamo quanto
costa una semplice uscita domenicale. Questo senza divenire un Ente di
beneficenza.
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La presenza di un prete aperto e cordiale: disposto ad attendere il lento
e complesso evolversi di tali ragazzi verso una sensibilità religiosa.
Tutto
questo è veramente «missione» e «servizio».
Il
resto è risolvibile (uniformi, campi, attività, sede, ecc.) se c’è un cuore
generoso che crede nello Scautismo e lo vive come autentico messaggio di amore.
Di
questi ragazzi — che ci saremo preoccupati di avviare ad un preciso lavoro
(così B.-P. vide il significato delle «specialità») — faremo degli uoini onesti e felici legati a
grandi Ideali.
Dobbiamo,
coraggiosamente, uscire da una comoda routine, senza scosse, per gettarci in
un’avventura, rischiosa certo, ma appunto per questo affascinante. Così
ancora una volta lo Scautismo aprirebbe vie nuove.
Solo
in tal modo pensiamo di dare una risposta concreta al tragico problema della
educazione giovanile: non con vuoti discorsi, ma mettendoci decisamente dalla
parte di quelli che l’egoismo di molti emargina.
Sarà il nostro uno scautismo «popolare», povero di mezzi ma largo di speranze: è uno spazio nuovo aperto di fronte a noi, sono vie nuove da percorrere con spirito forte ed audace.
Baden - don Andrea Ghetti,
"Esperienze & Progetti" n. 21, settembre - ottobre 1978
Riproponiamo questo articolo di don Andrea Ghetti - Baden (pubblicato sulla rivista del Centro Studi ed Esperienze Scout Baden - Powell, centro studi del quale fu primo Assistente): l'idea dello "Scautismo popolare" è invito ad una missione ancora attuale per un apostolato cristiano e uno scautismo missionario fedele alla sua vocazione.