Dal recentissimo "Manuale della branca rover - scolte" Agesci (l'utile lettura è consigliata anche a soci di altra Associazione scout...), un paragrafo stimolante che rimette in discussione una attività oggi diffusa in tanti Clan - Fuochi Agesci, proponendo alternative di maggiore impegno...
Una settimana... comunitaria?
«La cosiddetta “settimana comunitaria” non appartiene agli strumenti del metodo [rover - scolte], ma è oggi talvolta proposta tra le attività dei Clan Fuoco, soprattutto in città.
Per capire le perplessità che questa proposta suscita si può immaginare una definizione del Clan come “fraternità della Strada, del Servizio e della Fede”, in cui i fratelli non si sono scelti né perché si stimano né perché si vogliono bene, quanto piuttosto perché li lega la stessa origine, gli stessi valori, gli stessi obiettivi.
Le
componenti della simpatia, dell’amicizia e della sintonia sono di secondo
livello rispetto al legame degli ideali che in concreto sono la Carta di Clan e
poi la strada e il servizio.
La
Comunità non è preesistente rispetto al cammino e al servizio, ma si crea
proprio attraverso queste esperienze. Le difficoltà di relazione, le sfiducie e
le antipatie sono superate non dal semplice stare insieme, dal parlarsi e
immaginarsi amici, ma dall’urgenza di aiutare i più poveri, dal sudore del
camminare, da quel mistero grande che è l’amore di Dio per il quale, anche il
nemico, è amato come un figlio.
Insomma è un radicale cambio di prospettiva: lo stare bene tra di noi, non è il presupposto per servire, credere e camminare, ma il risultato del servire, credere, camminare.
Senz’altro questa “fraternità di ideali” può essere difficile, ma è l’unica costruita sulla roccia, destinata a rimanere salda.
L'esperienza,
ma anche recenti indagini sociologiche, dimostrano che le amicizie più
significative si hanno nei gruppi fortemente orientati all’ideale e animati da
forti motivazioni.
Si
arriva così a capire come nell’idea della settimana comunitaria sia forte il
rischio di semplice comunitarismo adolescenziale e il ripiegamento
narcisistico sul proprio ombelico e sul comune star bene.
Un’attività
in città può essere invece impostata come condivisione di un’esperienza di
servizio (per esempio in una comunità di recupero o in una casa-famiglia)
oppure di fede (ci sono molte comunità religiose “nascoste” nelle nostre
città). Può essere una settimana vissuta di pattuglie o a piccoli gruppi, per
non imporre la nostra presenza, che poi viene raccontata, magari con un video, a
tutto il Clan - Fuoco.
Quali altri rischi?
Quello dell’auto-referenzialità per esempio: rimanendo chiusi nel proprio Clan - Fuoco si rischia di non portare elementi di novità, vivendo in una dimensione comunitaria chiusa agli altri non sì fa altro che rimuginare e rimescolare sempre i problemi dei singoli, come in un circolo vizioso.
Allora..,
apriamo la Comunità!
Se
la Comunità cresce nell’apporto di ogni specifica individualità è
importante offrire ad ogni ragazzo l’opportunità di vivere esperienze
entusiasmanti da riportare e condividere con tutto il gruppo.
È
l’arte del Capo che sa poi evitare la frammentazione - disgregazione della
Comunità, che sa fare sintesi, con lo sguardo sapiente di chi sa coordinare e
interagire con rover e scolte per aiutarli a crescere come singoli nella Comunità.
Così si cresce nella competenza, nell’autonomia e nel confronto.
Anche
brevi esperienze all’estero (cantieri, eurosteps...) possono essere proposte a
rover e scolte come avventura da vivere da soli o in pattuglie. La curiosità e
lo spirito del pellegrino educano alla pace e all’amore, insegnano la
progettualità, sviluppano nuove competenze ed inducono a sapersi adattare, a
non fermarsi alla superficie e a sperimentare».
AGESCI
- Branca Rover Scolte,
"Manuale
della Branca Rover e Scolte- Una strada verso la felicità",
Ed.
Scout Nuova Fiordaliso, 2003. pp. 180 - 181