da Ettore
Bettinetti, ex Triglia Pedante del CNGEI di Livorno
"Una
testimonianza"
Sono
una vecchia "Triglia... brontolona".
Nel
1951, sedicenne, sono entrato nella compagnia rover del Cngei (Corpo Nazionale
Giovani Esploratori Italiani) di Livorno, anche se un paio di anni prima avevo
"annusato" lo Scautismo attraverso Attilio Favilla nell'ASCI 7° (sì,
proprio quell'amico che ha vissuto con l'Agesci l'esperienza di Capo Scout
Nazionale).
I
miei tre figli - oggi adulti - sono stati tutti e tre scout (uno è ancora in...
servizio!).
Oggi
collaboro nell'ufficio per la Pastorale sociale ed il lavoro della Diocesi di
Livorno, dopo aver lavorato per anni nel Sindacato, a vari livelli di
responsabilità, e - dulcis in fundo - una diecina d'anni come progettista ed
orientatore nell'Agenzia per l¹impiego della Toscana.
Considero quanto di positivo sono stato in grado di fare fino ad oggi nel
lavoro, nell'impegno sindacale e nella mia famiglia, in gran parte, come frutto
della mia formazione scout. Nel Cngei ho vissuto da cattolico esperienze
bellissime, in contatto diretto con i miei compagni ebrei e protestanti presenti
nella mia Sezione scout.
Ricordo
con un po' di nostalgia il "Campo della fraternità", che organizzammo
come Cngei e Asci di Livorno all'isola d'Elba (a Madonna del monte) nel 1952,
con uno staff di direzione composto da un sacerdote - primus inter pares -
e da quattro rover (2+2: uno ero io!).
Molti
indicano il Cngei come una organizzazione "Laica". In realtà, negli
anni hanno convissuto due atteggiamenti, con alterna prevalenza. Alcuni danno
alla parola "laica" un connotato "laicista",
cioè di una associazione di persone che esprimono un atteggiamento
individualista e/o ostile e/o polemico verso chi ha scelto di coinvolgersi
nell'impegno diretto o indiretto in forme associative religiose.
Nella
realtà, nella nostra Associazione [Cngei] sono presenti due atteggiamenti
"laici":
a)
Quello di persona che può far parte di una comunità confessionale ed
accettarne tutti i diritti ed i doveri, pur nella consapevolezza di dover
operare nell'ambito delle regole autodeterminate dalla comunità nel suo
insieme. È consapevole che nella società ciascuno è chiamato a svolgere nel
concreto un ruolo definito (nel lavoro, in un gruppo o nelle istituzioni) e che
lo deve esercitare nell'ambito della autonomia sottesa dal ruolo esercitato.
Accetta che eventuali conflitti etici possano indurre forme di incompatibilità
che impongano rinunce o separazioni.
b)
Quello di persona che non riconosce e tutela alcuna religione, mantenendosi in
una posizione areligiosa.
Bei
discorsi! Ma voi cattolici non vi sarete mica fatti travolgere da agnosticismo
ed omissioni, da facili secolarizzazioni? Vi propongo alcuni fatti, che vorrei
avere avuto la capacità di imitare, nei miei impegni. Il mio Commissario di
sezione (Orso Grigio / Cesare Zocchi) dopo aver collaborato per anni con
don Alfredo Nesi nel quartiere di 'Corea', il più degradato (in quel periodo)
della mia città (sacerdote della "Madonnina del Grappa", amico di don
Lorenzo Milani ed ora per sua volontà andato a spendere le ultime briciole di
vita nel Nordeste brasiliano), ha voluto farsi diacono. Un mio carissimo amico
è stato nella Formazione capi del Cngei, don Luciano Cantini, ed ora è
parroco. Don Matteo Redi, scout nello stesso reparto di mia figlia, ora è
cappellano della mia parrocchia.
Accanto
a questi esempi vorrei proporvi un'ultima riflessione:
il
nostro Paese, ancora una volta, si trova davanti anche la realtà della pluriconfessionalità,
attraverso gli immigrati (fenomeno al quale la 'cultura' livornese convive da
sempre, per le importanti comunità ebraica e valdese, e per i residui scampoli
delle comunità armene e greche).
Siamo ancora troppo rinchiusi nel nostro 'particolare' cattolico. I
nostri ragazzi e le nostre ragazze non sono preparati a convivere coi 'diversi',
riferito anche a confessioni e culture non alloctone. Cosa stiamo facendo come
Chiesa, al di là di discutibili (certamente nella forma!) sortite come quella
del Cardinale Biffi, che il mio Vescovo Ablondi ed il card. Martini hanno
cercato in qualche modo di rendere più appropriate? Se non siamo, ci stiamo
preparando? Possiamo e dobbiamo poter servire.
È
questo il vero motivo che mi ha spinto a scrivervi. Gli arrocchi sono la
negazione della nostra scelta di essere cristiani; lo dico come cristiano e come
scout.
Ettore Bettinetti (Triglia Pedante)