La Promessa
e la Legge Scout
In questa pagina sono raccolti diversi brani che inquadrano al meglio uno dei ( il ?) cardini dello Scautismo: La Legge e la Promessa. «La Legge e la Promessa scout sono gli elementi cardine e costituiscono il legame internazionale più resistente», ci ricordava infatti John Skinner Wilson. Purtroppo questo oggi non è vero ovunque, perché un processo di "sperimentalismo" (dalla la metà degli anni '60) ha portato alcune associazioni scout in alcuni Paesi a stravolgere la Legge, "inventando" delle nuove versioni. I
testi qui raccolti possono aiutare chiunque desideri comprendere al meglio
l'anima del metodo scout, approfondendo il senso ultimo di questa
proposta, anche in una chiave cristiana e adulta. La Legge esprime gli ideali che caratterizzano la
proposta scout in modo
permanente, abituando al confronto con valori che non cambiano a seconda
di situazioni, momenti, o persone. Ogni articolo della Legge esprime concretamente un modo di agire ,
"proposto" in "positivo" ("lo scout è",
e non "lo scout non fa"...),
tratteggiando l'immagine, il carattere, al quale deve tendere lo Scout,
facendo del "suo meglio" per aderirvi sempre di più. Una delle caratteristiche della Legge e della Promessa doveva essere l'uniformità e universalità, esprimendo anche nel linguaggio comune l'estensione e condivisione internazionale dello scautismo e del guidismo, e dei valori comuni proposti dal Fondatore e posti alla base del "Grande Gioco". Zeb |
B.-P.
in Headquarters Gazette, novembre
1920, da "Taccuino", p.113
ed. Nuova Fiordaliso:
«Nella prima parte della Promessa scout abbiamo modificato la formulazione originaria, che era “esser fedeli a Dio”, in “fare il proprio dovere verso Dio”. Ciò significa che lo scout dev’essere attivo nel prestare servizio, piuttosto che passivo in uno stato d’animo.
Mettendo
in pratica il contenuto della Promessa, il capo, come lo scout, si renderà
presto conto che è tramite il servizio che ci si guadagna il Paradiso, e che
quel Paradiso non è in un vago futuro, da qualche parte nel cielo, ma qui e
adesso, su questa terra; e che non ogni uomo che dice “Signore! Signore!”
entrerà in quel Regno, "ma colui che fa la volontà del Padre"».
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LA LEGGE
di Padre M.D. Forestier, in "Scoutisme Route de Liberté"
(ed
italiana, "Il Metodo educativo dello scoutismo", ed. La Scuola)
pp. 138 - 149
N.B.
Padre. Forestier o.p. è uno dei più importanti ispiratori (fondatori) dello
scautismo cattolico:
«Mi
soffermerò soltanto sull’obiezione più sottile: cioè che Baden-Powell
avrebbe avuto l’intenzione di redigere una regola di gioco e non una regola di
vita. La Legge sarebbe dunque appropriata ai giochi degli esploratori e
alle loro attività. Sarebbe la legge di un ambiente, e, a rigore, di un’età;
ma al di fuori di là, il suo potere dovrebbe finire.
Ciò mi sembra contrario alla lettera di tanti scritti e più ancora allo spirito di Baden-Powell. L’audacia di Baden-Powell non è consistita nell'allungare, nella vita d’uomo, un gioco di fanciulli; ma nell’offrire a dei ragazzi un ideale d’uomo. Egli li ha presi sul serio — questa è la sua genialità — al punto di farli impegnare a vivere un ideale non di mezze persone ma di cavalieri ed eroi.
[...]
Le regole sportive definiscono uno sport.
E’ solo indirettamente, e non nella loro primaria intenzione che, sviluppando
nel giocatore certe qualità, contribuiscono a farne un uomo. La Legge scout modifica
questo ordine di intenzioni. Il suo scopo primario è di promuovere un tipo
d’uomo, e secondariamente di regolare l’ordine del campo e della vita in
comune. Essa prende di mira le attitudini nella «vita di tutti i giorni», come
suole ripetere Baden-Powell.
Il ragazzo che pronuncia la sua Promessa lo sente: non si tratta per lui di un giuramento da stadio.
L’ambizione
che lo spinge in questo istante è di essere più tardi, — e fin da ora, —
dalla parte degli eroi e dei santi. Sarebbe scandalizzato se gli si dicesse che
questa Promessa gli darà, più tardi, il diritto di essere compreso fra i «pensionati»
di un gioco da fanciulli! «Se piace a Dio, sempre », ha
risposto. [...]
Senza
commentati scolastici, con la stessa vita, molti scouts avranno vissuto la
Legge, senza forse mai averla inoltre ben saputa alla lettera. Baden-Powell non
se ne sarebbe senza dubbio preoccupato, lui che diceva ai capi:
«Vivete
la Legge davanti ai vostri ragazzi, prima di farla loro imparare ».
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PROMESSA
di Padre M.D. Forestier, in "Scoutisme Route de Liberté",
ed
italiana, cit., pp. 150
-157:
«La
parola [Promessa] richiede di essere ben compresa. Non si tratta di una promessa
nel senso proprio, ma di un impegno personale.
Con
una promessa, si dà in anticipo qualche cosa a qualcuno. Se è a Dio che si
promette qualche cosa, si ha un voto. Qui non si promette nulla a nessuno, ma ci
si impegna davanti ai propri occhi e alla comunità fraterna, a vivere da
scout.
E’ un atto di una estrema importanza: troppi adulti, — e perfino dei capi «esperti» invecchiati nel mestiere — non prendono abbastanza sul serio la Promessa, col pretesto che si tratta di fanciulli. La Chiesa, che fissa intorno ai sette anni l’età alla quale si può dar loro l’onore di ricevere i sacramenti, è ben più perspicace. Baden-Powell è su questa direttiva. Egli aveva osservato che i ragazzi potevano assumere grandi responsabilità, per poco che si facesse appello al loro sentimento dell’onore:
di
questa leva egli ha voluto servirsi per farli collaborare alla loro propria
formazione.
Non
si tratta naturalmente di aspettarci da essi non so quale infallibilità! Non vi
è alcun periodo della vita in cui si sia per sempre fissati nel bene. [...]
Questa
Promessa la [si] rinnoverà nelle grandi tappe della vita scout, cioè nelle
differenti fasi della sua crescita, la [si]
radicherà più profondamente in sé, come una tensione nuova verso il bene.
Sarebbe
evidentemente un grande errore aspettarsi da un ragazzo che raggiunga, fin
dall’istante della sua Promessa, l’ideale che essa esprime. E’ soltanto
a poco a poco, durante tutta la sua carriera scout, che si può sperare di
vederlo arrivare. [...]
Non
bisogna temere di agganciare la Promessa alla grazia battesimale, quella che si
invoca precisamente in quell’ora solenne. Una vera Promessa, per uno scout
[cattolico], non può essere altra cosa che una presa di coscienza e una
riaffermazione della sua appartenenza al Cristo.
Certuni hanno a volte situata la Promessa in un ordine naturale, riservando la vita soprannaturale alle Promesse del Battesimo. Ma non è una esatta maniera di vedere l’unità reale del cristiano. Per il cristiano non vi sono due ordini sovrapposti. Egli si trova inserito, in tutto ciò che egli è, nell’ordine soprannaturale della Redenzione. [...]
Elemento
di una pedagogia attiva per il ragazzo, la Promessa diventa per lo scout adulto,
che l’ha ratificata nel giorno della sua partenza rover, uno stato di vita che
non è senza analogia con quello che i teologi chiamano stato di perfezione.
Essa fissa, per quel tanto che la natura umana permette, una maniera di essere
e di vivere che oltrepassa il minimum di ciò che occorre per essere salvato o
per essere un uomo onesto.
Impegnarsi
a servire, secondo il proprio meglio non è forse stabilirsi in una
preoccupazione di progresso e di perfezione? Tenersi pronto ad aiutare il
prossimo in ogni circostanza, non è forse crearsi un obbligo in più?»
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LA
REGOLA DEL GIOCO - LA LEGGE
di
Michel Menu, in "Arte e tecnica del capo", ed. Ancora, pp.128
- 133
«Come
strumento pedagogico, [la Legge] è importante per più di un motivo. Si adatta
perfettamente alla energia iniziale dell’adolescenza. All’età dell’ebbrezza
causata dalla crescita, dell’espansione continua, si ha il bisogno vitale di
fissarsi dei riferimenti nel tempo o nello spazio. La legge serve da chiaro
riferimento. [...] La Legge serve come strumento di controllo e di mira.
Contemporaneamente esige ed illumina. Non frena il dinamismo dell'adolescenza,
elimina il romanticismo.
È
una legge universale, non soltanto perché è proposta a tutti gli scout
del mondo, ma perché definisce il minimo vitale dell'onestà a tutti gli uomini
che pretendono di servire Dio e il loro prossimo. [...]
D'altronde, la Legge è abbastanza precisa per essere compresa a tutte le età. La sua chiarezza è sufficiente per proiettarla nella vita adulta, come modello di vocazioni individuali. E' perfettamente inutile volerne adattare i termini ai mezzi, ai tempi, alle circostanze, all’opinione pubblica o alla comprensione delle anziane signorine di grande virtù. [...] .
La
sua esigenza cresce con l’uomo. [...]
Ciò impegna vite intere.
Sicuramente,
agisce bene colui che esperimenta che la Legge scout è una legge per uomini.
[...] È abbastanza concreta per essere la Legge del campo e della vita, quella
del novizio e quella del capo, quella di una squadriglia e quella degli scouts
del mondo intero».
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IMPEGNO
- PROMESSA
di
Michel Menu, in"Arte e tecnica del capo", cit., pp.
140 - 144
«Allorché
si leva il braccio nel saluto scout per pronunciare la Promessa, allorché si dà
la propria parola, si è qualcuno, si entra in modo solenne, individualmente,
in un’avventura vera.
A 12 anni l’impegno è sentito. E' voluto a 15, è compreso a 19.
Lo scout può dare la sua parola tre volte, nello slancio ingenuo e puro dei suoi 11-12 anni, nella generosità dei suoi 14-16 anni, con la coscienza dei suoi 18-20 anni.
Tappe
naturali d’età. Lo scautismo segue delle tappe, regia di crescita spirituale
e mentale. [...]
Non è affatto necessario drammatizzare la vita scout a causa della Promessa. Per ogni età vi è la sua pena.
Malgrado
la fragilità delle risoluzioni umane, è bene che un adolescente «agisca per
amore», per il bene, per l’azione, impari a compromettersi, a mantener fede
alla parola, a fissarsi degli obiettivi. Lontano dall'alienare la sua libertà,
la conquista in tal modo. Una presa di posizione non impedisce sempre di sviare,
ma, almeno, si sa che si slitta.
Gli
adulti hanno così ben capito, che non è affatto raro vedere uomini di 20 o 30
anni pronunciare la loro Promessa scout. Ogni età, a seconda della propria
lucidità, ne prende coscienza. [...]
E' un impegno con gli altri, irreversibile.
La
si pronuncia davanti a Dio chiedendo la Grazia».