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"Per essere un buon capo scout occorre essere uno Scout, diceva B. - P. Appassionarsi cioè per ciò che appassiona i ragazzi, essere veramente uno di loro. Occorre fare uno sforzo continuo per tradurre nel loro linguaggio la propria mentalità di adulto. E questo è specialmente vero in ambito religioso".

Padre Forestier o.p.

Qui di seguito trovate i "collegamenti" alle pagine di alcuni dei "racconti ai capi scout", già scritti da Padre Forestier o.p. e riproposti nell'edizione italiana del libro "Arte e tecnica del capo" (di Michel Menu, ed. Ancora).

Possono essere una fonte di riflessione per i capi di oggi, e per questo sembra opportuno offrirli a quanti non hanno potuto leggerli nell'esaurito "Arte e tecnica del capo".

Assieme a questi racconti, sembra giusto far conoscere la vita di questo "fondatore della spiritualità scout", nella trascrizione degli articoli che trovate qui di seguito, pubblicati dalla rivista "Servire" , n. 2 del 1996, scritti da due "vecchi capi" francesi che lo conobbero personalmente.

Qui sotto, i collegamenti alle pagine con i racconti di Padre Forestier o.p.

Una sera sotto la lampada...

Angoscia di un fanciullo...

In sanctas ac venerabiles...

Padre Marcel-Denys Forestier o.p.:

un fondatore

I movimenti scout di ispirazione cattolica - numerosi in Europa — ricercano spesso e con ragioni gli scritti di Forestier. Il domenicano Padre Forestier fu il Padre spirituale, l’inventore, il "maitre à penser" dello scautismo cattolico. Spiritualmente molto vicino al canonico Cornette, creatore del movimento dello scautismo cattolico francese, gli successe in qualità di Assistente generale dal 1936 al 1955 (N.d.WM: in alcune pubblicazioni italiane, il nome M.D. Forestier è stato riportato come Marie-Denys; in realtà, da fonti francesi, pare invece che il nome corretto del padre Forestier sia Marcel-Denys).

disegno di Francesco Guerrini

Benché padre Forestier avesse una predilezione per la branca esploratori dai 12 ai 17 anni in quanto, prima di diventare domenicano, era stato Capo riparto, dedicava il suo appassionato interesse anche al lupettismo e al roverismo. Tra il 1947 ed il 1956, mentre ero commissario nazionale, ho avuto il privilegio di lavorare con lui. La delicata attenzione con cui trattava le relazioni interpersonali rendeva il lavoro in équipe con lui tra i più piacevoli.

Ricordo ancora le sue capacità di animazione quando in occasione di un incontro scout internazionale a Roma, abbiamo visitato le catacombe e la Cappella Sistina... senza dimenticare le soste in alcune celebri trattorie romane. Pur restando sempre fedele al suo umanesimo, Padre Forestier era pur sempre e senza ambiguità un prete ed un religioso, responsabile senza complessi dello scautismo cattolico e grande "esperto" di scautismo. Se la sua potente personalità e la sua competenza teologica erano per noi motivo di profondo rispetto, il suo carisma e la sua amicizia consentivano un rapporto di assoluta, confidenziale fiducia.

Tra le sue qualità dominanti

Pensava e guardava lontano. Senza sosta ci ricordava le finalità spirituali dello scautismo. In "Scautismo, strada di libertà" scrive: "Non bisogna aver paura di collegare la Promessa alla grazia battesimale che è quella che invochiamo solennemente nel momento in cui, appunto facciamo la Promessa. Una vera Promessa non può essere per uno scout che una presa di coscienza e una conferma del suo appartenere a Cristo".

Conosceva a fondo la psicologia del ragazzo di cui raggiungeva facilmente il cuore. "Per essere un buon capo scout occorre essere uno Scout, diceva B.-P., appassionarsi cioè per ciò che appassiona i ragazzi, essere veramente uno di loro. Occorre fare uno sforzo continuo per tradurre nel loro linguaggio la propria mentalità di adulto. E questo è specialmente vero in ambito religioso".

In tutto ciò che intraprendeva traspariva l’uomo di Chiesa che detestava le pensate personali. Nel suo ruolo di assistente generale si considerava anzitutto messaggero di Cristo pur prestando la più grande attenzione al significato dei metodo scout che consiste nel servirsi della natura per pervenire ai soprannaturale.

"Nel corso di due secoli, dopo Cartesio, si è creduto di educare l’uomo formando la sua intelligenza, senza pensare al corpo ed alle forze oscure dalle quali emerge la coscienza di sé. Ricordiamoci che è necessario preparare lo spirituale con il supporto temporale e che la stessa carne deve esser lavorata e ridimensionata affinché regni la legge dello spirito. Tutto è compreso nell’unità totale del nostro essere".

Il suo appassionato ed illuminato coinvolgimento nello scautismo traspare in tutti i suoi scritti: in "Scautismo strada di libertà" (edizione 1954), "L’assistente spirituale Scout" ove ha scritto centinaia di indimenticabili articoli e in "Le Chef". Dovrebbe essere tradotto in tutte le lingue europee il suo "Scautismo missionario" un capolavoro di grande attualità.

Se si dovesse riassumere in poche parole i suoi 20 anni di sacerdozio al servizio dello scautismo, si potrebbe dire che padre Forestier non ha artificialmente applicato la fede e la catechesi allo scautismo. Egli gli ha dato un’anima e ne ha resi trascendenti gli scopi, lo stile ed il metodo. Certo i temi, in mezzo secolo, sono cambiati, ma il messaggio di Padre Forestier resta. La nostra missione di educatori?

"Portare i giovani alla conoscenza di Cristo e lasciarli di fronte a Lui"

Michel Menu. Testo riprodotto in "Servire" n.2, Maggio - Giugno 1996

 

LA VITA

  •  "Ancor prima di esser nominato, nel 1936, Assistente generale degli Scouts de France, padre Forestier o.p. aveva dato un significativo contributo al movimento Scout. La sua vita era stata profondamente segnata dalla prima guerra mondiale, quando aveva prestato servizio dal 1915 quale ufficiale di artiglieria. Nel corso dei cruenti combattimenti ai quali aveva preso parte da spettatore del massacro della "generazione sacrificata", si era ripromesso di consacrare la sua vita alla formazione dei giovani. Poco dopo la fine della guerra aveva pubblicato un libro intitolato "La relève sur les tombes" nel quale proclamava il suo impegno a non vanificare il sacrificio di tanti uomini:

  • "La grande aspirazione dei più anziani si è espressa nel desiderio di lasciare ai più giovani un progetto compiuto. Ma essendo state le loro forze tranciate nella battaglia, altri, a loro volta si alzino, gioiosi e fieri di lavorare per la rinascita del paese. Che essi vedano con occhi nuovi ciò che rimane da fare e che lo intraprendano con le loro fresche energie..."

    Marie-Denys Forestier [N.d.WM: Marcel?] che aveva capito quanto lo scautismo cattolico potesse efficacemente contribuire alla formazione delle nuove generazioni, aveva dato vita nel 1923 ad una piccola unità scout a Villemonble, alla periferia est di Parigi. Più tardi il movimento degli Scouts de France gli affidò compiti progressivamente più ampi fino a nominarlo, nel 1925, primo Commissario Nazionale alla branca Rover.

    Marie-Denys Forestier [N.d.W: o Marcel-Denys, come riportano le fonti francesi?!?] è nato il 15 giugno 1896 a Raincy nei pressi di Parigi, da una famiglia di profonda fede. La madre era terziaria domenicana e sua sorella Germaine era entrata nel 1918 nell’ordine di 5. Agostino. Marie Denys aveva conosciuto durante la guerra l’ordine dei Domenicani e nel 1918, dopo esser diventato terziario dell’ordine di 5. Domenico, aveva deciso di consacrarsi a Dio. Tuttavia, costretto a provvedere alla famiglia che si trovava in serie difficoltà economiche, si impiega per sette anni in una azienda industriale.

    Nel noviziato domenicano

    Il 7 dicembre 1926 entra finalmente nel noviziato domenicano ad Amiens. Nel 1927 passa al convento di Saulchoir in Belgio, e nel 1930 pronuncia la sua professione solenne. E’ ordinato prete a 35 anni il 29 luglio 1931.

    Dopo il lettorato in Teologia entra nel convento di S. Jacques a Parigi. In questo periodo collabora attivamente alla direzione di "La revue des jeunes" che godeva di grande considerazione da parte della giovane generazione intellettuale. Nel 1931 viene nominato Priore del suo convento.

    Il Canonico Cornette, primo assistente generale e fondatore degli Scouts de France, aveva, prima di morire nel settembre del 1936, espresso il desiderio che padre Forestier fosse il suo successore. Il cardinale di Parigi accoglie questa raccomandazione ed è da questo momento che Padre Forestier si dedica per venti anni, in un periodo tra i più tragici di questo secolo, al mandato ricevuto.

    La II guerra mondiale

    I sopravvissuti alla prima guerra mondiale vedevano con angoscia l’accumularsi di gravi pericoli sulla Francia. Nel 1939 - alla dichiarazione della guerra - Padre Forestier viene nominato cappellano della 3 divisione di cavalleria leggera e partecipa a diversi combattimenti. Nel giugno 1940, con il ripiegamento della sua unità in Dordogna, viene smobilitato. In presenza del terribile disastro del suo Paese, decide di dedicarsi alla formazione di una nuova generazione alla quale affidare la sopravvivenza e la rinascita della Francia dalla catastrofe.

    Nel luglio 1940 il generale de la Porte du Theil viene incaricato dal governo di organizzare le classi di giovani ancora mobilitati. Ben conoscendo il movimento scout, il generale de la Porte chiede a Padre Forestier di aiutarlo nel difficile compito. È da questa collaborazione che nasce l’idea dei "Cantieri della gioventù" largamente ispirati dallo scautismo. Padre Forestier viene nominato assistente generale del nuovo movimento.

    Contemporaneamente Padre Forestier, nella sua qualità di Assistente Generale, si dedica con grande impegno assieme al capo scout di Francia Generale Lafont, alla riorganizzazione dello scautismo nella zona libera. La prima iniziativa da lui promossa è stata la riunione in un’unica associazione di tutti i movimenti scout allora esistenti, nasce così lo "scautismo francese" che gode di una sia pur limitata libertà durante l’occupazione.

    Nel 1942 gli scout di Francia organizzano un grande pellegrinaggio di giovani al Puy en Velay (Auvergne) ispirato e voluto da Padre Forestier: Puy en Velay era da secoli consacrato alla devozione della Vergine Maria. Migliaia di giovani rover e di appartenenti a movimenti cattolici della zona libera, ma anche di quella occupata, vi prendono parte camminando verso l’antico Santuario maria-no del Puy. Questa adunata ha avuto una fortissima risonanza spirituale ed ha contrapposto la fede cattolica all’ideologia del nazionalsocialismo già condannato dall’enciclica di Pio XI "Mir Brennender Sorge"

    Il dopoguerra

    Negli anni del dopoguerra Padre Forestier ha senza sosta sviluppato le sue riflessioni sul metodo scout e sulla spiritualità dello scautismo dando testimonianza della sua profonda adesione alla fede cattolica. Nel 1950 lascia l’incarico di Assistente Generale degli Scout de France che gli dedicarono un luminoso fascicolo della rivista "Le chef’ con una selezione dei suoi scritti su "Il mondo moderno", "Il regno di Dio", "France", "La vocazione del movimento scout" e altri che hanno avuto una profonda influenza sullo scautismo cattolico francese.

    Il suo pensiero sullo scautismo si è soprattutto manifestato nel libro apparso nel 1952 dal titolo "Scoutisme route de libertè" (Editions des Presses d’Ile de France) nel quale, in cinque temi, è condensato il suo pensiero sul metodo: "Principi e metodi dello Scautismo" "L’anima dello Scautismo", "La strada", "Gli ambienti" e "La spiritualità". Lunghi dal voler riprodurre i libri di B.-P., l’obiettivo di questa pubblicazione è stato il mettere in evidenza:

    ‘... gli aspetti essenziali del metodo ed il modo con il quale devono essere applicati affinché essi siano efficaci. Inoltre le ragioni della loro convergenza con i principi di un’educazione cristiana. Più che mai la vita moderna esige la presenza di uomini attenti alla realtà presente e capaci di giudicarla in spirito indipendente alla luce di principi sicuri maturati nella loro giovinezza e fondati sulla libertà e sulla responsabilità. Uomini che, avendo incontrato il Cristo, siano pieni di speranza e desiderosi di confermare la loro vita al Vangelo.

    Lo Scautismo può essere per questo di grande aiuto. Dedico queste riflessioni alla nuova generazione.

    Che Dio la conservi." (da "Scoutisme, route de liberté")

    Lasciato lo Scautismo, Padre Forestier riprende la vita monastica nell’ordine domenicano al quale era profondamente legato. Dopo esser stato per qualche anno Priore del Convento di Saulchoir viene eletto Priore del celebre convento parigino dell’Annunciazione. Padre Forestier muore nel luglio del 1976 all’età di 80 anni.

    Francois Jaeger , giù vice commissario nazionale della Route di Francia, riprodotto in "Servire" n.2, Maggio - Giugno 1996

    Qui sotto, i collegamenti alle pagine con i racconti di Padre Forestier o.p.

    Una sera sotto la lampada...

    Angoscia di un fanciullo...

    In sanctas ac venerabiles...

     

    Scouts d'Europa francesi

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