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Radici cristiane dell'Europa?

 

di Garri Guido

 

Titolo originale: "Natale, radice cristiana dell'Europa"

Da «L’Operaio Ligure», Novembre 2001 -

Periodico Mensile della Federazione Operaia Cattolica Ligure - fondato nel 1884

www.focl.too.it

Quando parliamo delle radici cristiane dell’Europa non possiamo scordare che questi radici traggonodisegno Pierre Joubert

origini da un evento unico: l’incarnazione di Dio nel seno della Vergine Maria.

Si completa, così, la Rivelazione, l’annuncio del messaggio di amore agli “uomini di buona volontà”:

il suggello al patto concluso con Abramo nel deserto dell’Iraq. Da quel momento le persone che crederanno in Lui, nelle parole del Figlio di Dio - Gesù - inizieranno un meraviglioso cammino.

Ecco quel giorno, il giorno di Natale, è cambiato qualcosa per l’umanità. Saranno gli apostoli ed i primi

discepoli a far conoscere al mondo l’insegnamento di Gesù. Sin dal I° secolo, il Vangelo fu predicato nel subcontinente indiano, in Africa, in Arabia, in tutto il Medio Oriente ed in Europa ove, a Roma, capitale di un impero avente un’estensione mai raggiunta da nessun’altra organizzazione statale, furono poste le basi del “primato” del Vescovo di Roma rispetto a tutte le chiese sorelle. E da Roma il cristianesimo si irradiò nel resto del continente fino a trasformarlo completamente.

Un cristianesimo solo per l’Europa, si potrebbe pensare.

Il rischio c’è stato e, tuttora, c’è la tentazione di una visione “eurocentrica” del cristianesimo. Ma l’invito

evangelico “Andate e predicate” è, per definizione, un invito a far conoscere la “parola di Dio” a tutti

gli uomini senza distinzioni di sorta. I giovani di “Viva la gente”, con felice intuizione, cantavano alcuni decenni orsono: “Di che colore è la pelle di Dio... è nera, è gialla, e bruna e bianca perché, Lui ci vede uguali accanto a sé”.

Sono gli “uomini di buona volontà” - a qualsiasi realtà appartengano - che accolgono questa Parola che hanno il compito di incardinarla nella loro cultura e nelle loro tradizioni.

Noi europei lo abbiamo fatto: dire civiltà europea e civiltà cristiana è dire un tutt’uno.

«Sappiamo bene che anche una civiltà cristiana non realizza mai del tutto i precetti del Vangelo, che errori e colpe non mancano certo. Ma ciò vale per ogni civiltà, dato che il messaggio delle religioni è troppo alto per potere essere attuato sempre e da tutti, Ma l’espressione “civiltà cristiana” indica che l’animo dell’Europa è stato permeato dal cristianesimo e che tutte le azioni degli europei, sia quelle buone sia quelle meno buone, sono comprensibili solo in riferimento alla rivoluzione cristiana» (G. Morra).

Di esempi se ne possono fare tanti. Basti il criterio della laicità (di cui, spesso, i cristiani sono accusati di esserne carenti). La laicità è un concetto che nasce con il Vangelo “Dare a Dio ciò che è di Dio, dare a Cesare ciò che è di Cesare”. Per un cristiano non vi può essere confusione tra Dio e lo Stato, tra l’autorità civile e quella religiosa, tra la religione e la politica. Non è così per gli ebrei e per i musulmani per i quali essere cittadini ed essere credenti è una cosa sola. In Europa, grazie al cristianesimo, il rapporto fra Stato e Chiesa ha assunto la forma di una convivenza nella divisione dei compiti: esistono due poteri, due autorità,disegno di Perone due chiavi. Scendendo, un po’ più nel dettaglio, questa “laicità” della politica comporta che siano i fedeli laici - così chiama i cristiani l’enciclica di Giovanni Paolo II - ad operare le scelte della vita civile (politica, economica, sociale ecc.) del Paese in cui vivono. La fedeltà alla Chiesa ed al suo Magistero comporta, per i laici, anche, la fedeltà al proprio ruolo di autonomia nelle scelte della politica.

Anche questo è il significato del Natale.

GUIDO GARRI

Presidente della Federazione Operaia Cattolica Ligure,

è stato scout e capo scout per lungo tempo, sin dai tempi dell'ASCI

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