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La Veglia d'Armi: perchè (1) Esempio di Veglia d'Armi (3)

 

 

La Veglia d’armi (2)

 

- Come -

 

 

dalla Tesina del Brevetto di Capo di  

Ilaria Koeppen

Aiuto Capo Riparto presso il Riparto "Andromeda"

Gruppo Frosinone 1 FSE "Gilwell"

 

  1. La personalizzazione  della Veglia d’armi

Negli anni di esperienza fatti all’interno del Riparto, ho riscontrato che il più delle volte la difficoltà maggiore per la Capo Riparto nello stilare una Veglia d’armi, è quella di renderla il più possibile adatta alle esigenze della Guì. Spesso inseriamo delle bellissime considerazioni sulla Legge, sull’impegno ma… ci siamo mai chieste se la Guì ha veramente bisogno di quelle parole? Se in effetti esse siano realmente alla sua  portata?

Se la Veglia d’armi è  espressione di un ideale “che commuova ed appassioni”[2], se veramente deve rispondere alla psicologia della ragazza, è necessario che dia il sapore di un avvenimento che rimarrà memorabile e vivo nel tempo. E ciò si verificherà esclusivamente se renderemo la Veglia il più possibile aderente alle aspettative della Guì, ai bisogni della sua progressione spirituale e a quelli della sua vita personale.

Come Capo Riparto, programmando la Veglia d’armi, dovremmo porci delle domande:

·           Pensiamo alla Promessa, o a cosa significa per la Guì  il suo pronunciare la Promessa?

·           Ci mettiamo al suo livello, o utilizziamo un modello standard  “adattabile a tutte le Guide”?

Poiché come Capo abbiamo il dovere di aderire seriamente ai valori proposti dall’Associazione,  ricordiamoci che educhiamo il singolo individuo e non la massa[3], anche in queste “piccole” cose!

Come credenti poi, con la consapevolezza di lavorare nella Vigna del Signore, dobbiamo rispettare e credere nell’unicità di ogni singolo individuo in quanto chiamato ad un proprio e singolare progetto di Santità[4], voluto da Lui. Basta guardare le ragazze che Dio ci ha affidato per capire che ognuna di loro è unica e irripetibile: “Ogni creatura ha la sua propria bontà e la sua propria perfezione”[5]. Noi Capo abbiamo il dovere di sottolineare e sviluppare quest’unicità in tutte le attività perché coscienti che “le varie creature volute nel proprio essere riflettono ognuna un raggio dell’infinita sapienza e bontà di Dio”[6]. Questa diversità di talenti ricevuti è fonte di arricchimento continuo e reciproco per il Riparto  intero.

Solo in quest’ottica riusciremo a dare alla Veglia d’armi il suo pieno senso: vedendola come un forte momento di condivisione di un’ideale e come un’occasione di arricchimento sia per la Guì sia per il Riparto. Infatti la bellezza e la solennità di questa condivisione fa sì che “l’impegno di tutte sia rafforzato nel ricordo e nella preghiera comune”[7].

Teniamo presente però, quando prepariamo questa attività, che la diretta interessata è la Guì, alla quale va data la priorità sia nella programmazione che nell’attuazione. Bisogna che nella cerimonia sia sottolineata la centralità della ragazza, la quale deve sentirsi unica protagonista del suo cammino, avendo una parte attiva nella Veglia. Curiamo la Veglia d’armi come una conclusione e verifica degli sforzi della Guì, evidenziando la scelta personale della Promessa in quanto suo desiderio e non imposizione dall’esterno!

La ragazza deve vivere la Promessa come un giorno di gioia e di speranza: starà alla Capo Riparto riuscire a proporlo nella Veglia come una cosa solenne ma allo stesso tempo entusiasmante. La Veglia d’armi sarà uno strumento educativo ed efficace, solo se la Capo Unità saprà tenere conto delle peculiarità della Guì per la quale l’attività è pensata, del suo modo proprio di crescere e di affrontare il cammino. Se ben programmata, questa cerimonia avrà un’azione così profonda, e sarà talmente coinvolgente, da motivare fortemente la Guida, facendo dissolvere ogni  eventuale paura.

Per arrivare a questo però occorre che ci sia uno stretto legame tra la Capo Riparto, la ragazza e la famiglia, in modo che la Capo possa avere una buona visione d’insieme della situazione che le si prospetta davanti. Gli incontri di preparazione fatti insieme con la Guì e all’Assistente potranno essere un ulteriore aiuto per un quadro più chiaro anche dal punto di vista spirituale.

In linea generale, i punti di riferimento che potrebbero essere utilizzati per avere un’idea di quali argomenti bisogna trattare nella Veglia d’armi sono:  

·           DIMENSIONE UMANA

Come ha vissuto all’interno della Sq.? E nel Riparto?

In genere e costante nello sforzo di tendere al bene, o ha bisogno di un incitamento continuo?

Ha capito cosa significa impegnarsi e promettere sul proprio onore?

Che rapporto ha in famiglia?

Che situazione di vita ha alle spalle?

Che tipo di maturità ha?

   

·           DIMENSIONE METODOLOGICA

Come vive l’impegno della Promessa? (qualcosa di troppo grande; troppo alla leggera; etc.)

Vive in pieno la Legge, il motto e i principi?

A che punto è nell’attenzione verso il prossimo e nella B.A.?

Su cosa bisogna puntare di più?

Qual’è stato, nel corso del cammino, lo scoglio più difficile da superare? (lo ha superato completamente, ha ancora qualche difficoltà…)  

·            DIMENSIONE SPIRITUALE

Che idea ha di Dio? (che posto ha nella sua vita)

Si rende conto dell’importanza di chiedere “l’aiuto di Dio”?

Vive la dimensione spirituale dello scautismo?

La famiglia incoraggia la ragazza nella religione?

   

2. La dimensione spirituale della Veglia d’armi

La Promessa, cardine dello Scautismo, è un momento fondamentale per la vita spirituale della Guì: è un’occasione che il Signore le dà:

·           per aiutarla a divenire migliore seguendo la Sua Parola;

·           per imparare a conoscerLo e scoprirLo, attraverso la Legge e la B.A., nelle piccole azioni di ogni giorno.

È importante curare in maniera appropriata la dimensione spirituale della Veglia d’armi, perché sarà anche in base ai risultati ottenuti da essa che noi Capo potremo educare alla Fede attraverso la Promessa.

Sappiamo infatti come nell’età Guida sia difficile stimolare ad un’attenzione alla Fede. La difficoltà sta nell’educare[8] le ragazze a scoprirsi “tempio dello Spirito”[9], arrivando alla Fede in Dio attraverso l’esperienza: le veglie, la B.A., la vita nella natura, ecc…

La Veglia d’armi in questo contesto sarà il modo più efficace e immediato per :

·           rendere alla ragazza tangibile la presenza di Dio, tramite un ambiente dove si vivono insieme[10] e si mettono in pratica i valori cristiani.

·           creare nella Guì la predisposizione all’ascolto di quanto il Signore ha da dirle;

·           farla “racchiudere” in silenzio e insegnarle a pregare;

·           renderla cosciente del legame che realmente esiste fra lei e il Signore, e di quanto questo legame sia unico e  irripetibile;

·           farle capire il profondo legame che c’è fra la sua scelta di pronunciare la Promessa, e la volontà di Dio (La buona volontà è la volontà di Dio! B.-P.).

   

Il metodo scout ci mette a disposizione diversi mezzi per raggiungere questi scopi:

·       l’ambientazione nella tradizione cavalleresca, decisamente suggestiva, che B.-P. utilizzò per ideare il metodo scout.

Come quel cavaliere forte e leale che, prima dell’investitura, pregava tutta la notte presso il Tabernacolo, per chiedere a Dio l’aiuto e la forza di essere sempre fedele al giuramento che pronuncerà, così la Guì, durante la Veglia d’armi, mediterà e chiederà a Dio la forza di mantenere sempre la sua Promessa.

·       l’ambiente dal quale la Guì è circondata: la natura o una cappella.  

La natura è l’ambiente nel quale si sente più facilmente la presenza del Signore[11]. La Guì, osservando il cielo stellato, sentendo attorno il buio della notte e i suoi rumori, scanditi dal silenzio, non può far a meno di notare la bellezza del Creato e sentirsene parte anch’essa. Provando un’armonia profonda dentro se stessa, si troverà in profonda comunione con  Dio, e si sentirà amata da Lui.

La cappella invece è la dimora del Signore, un luogo in cui ci si sente a casa, (nelle tue mani è il mio rifugio) in cui si sente forte la presenza Divina, perché davanti a noi c’e il Tabernacolo, luogo in cui è conservato Gesù nel pane consacrato, e davanti al quale la Guì si può “rifugiare” e meglio racchiudersi in comunione e in preghiera con Lui.

·       il simbolismo: fondamentale nella Veglia d’armi, perché permette di comprendere meglio il significato più profondo di ciò che vogliamo trasmettere.

Il simbolo è un mezzo fondamentale nel Guidismo e in tutto lo Scautismo, perché fa leva sull’immediatezza della percezione e della comprensione dei valori, conferendo ad essi una dimensione nuova e maggiormente significativa: è il linguaggio più idoneo e immediato per trasmettere dei concetti che altrimenti sarebbero difficilmente comprensibili attraverso il linguaggio comune. Pensiamo quindi a quanto possano arricchire il significato e la suggestività della Veglia d’armi la benedizione del fregio e del distintivo, la consegna del coltellino (la spada dei cavalieri; cfr lettera di S. Paolo apostolo agli Efesini 6,13-17), la tecnica delle vetrate o delle lanterne, delle ombre cinesi, l’espressione sacra, ecc… 

È fondamentale utilizzare questi mezzi in maniera appropriata, perché anche attraverso questi la Guì capirà che pronunciando la Promessa non realizzerà solo un suo desiderio, ma principalmente quello del Signore. Infatti si renderà disponibile per servirLo, per essere “matita nelle Sue mani”[12].

La Promessa in quest’ottica sarà interiorizzata come:

·           la scelta consapevole di vivere nell’amore del Padre, camminando lungo il sentiero tracciato da Gesù[13].

·           un impegno che, maturato di giorno in giorno, condurrà la Guì al progetto di Santità[14] che il Signore ha per lei.

Ma dobbiamo tener conto che nell’età Guida resta alquanto difficile per la ragazza interiorizzare in tutta la sua pienezza un ideale tanto grande, soprattutto a causa della sua naturale e ovvia immaturità.

È però oltremodo indispensabile che ella comunque si impegni per un ideale così alto, perché questo impegno, oltre ad esser la risposta ad una sua reale esigenza[15], è la risposta alla chiamata che Gesù fa ad ognuno di noi: “Gesù è un amico esigente che chiede alte mete”[16], che incontrando il giovane ricco gli chiede di lasciare tutte le sue ricchezze per seguirLo[17]. E a questo proposito Padre Ruggi affermava:

“si potrà obbiettare che questo ideale, tanto bello e tanto ricco è un po’ alto. Ma deve esserlo. Il valore di un individuo dipende dal valore del suo ideale e le anime più nobili sono quelle che hanno posto più in alto il loro ideale.

Bisogna mirare un po’ alto, perché la nostra debolezza e l’attrattiva delle cose comode, ma mediocri e banali, e la volgarità del mondo che ci circonda ci fanno arrivare al di sotto del punto cui avevamo mirato. D’altronde, ben lo sapete, da sole non potete realizzare tutto l’ideale. Con Iddio lo potete e perciò, preparate dalla preghiera, nutrite dal pane dei forti (…) state per promettere (…) invocando l’aiuto di Dio. Questo aiuto non vi mancherà” [18].

La riflessione sull’importanza di prendere un impegno non può prescindere dal dialogo con il Signore, dall’incontro con la sua Parola, e dalla forza che si può trarre da essa.

E’ proprio attraverso i momenti di preghiera che noi Capo potremo fare interiorizzare i valori cristiani della Promessa: è bene che si diano spunti alla Guì per farla riflettere sul significato evangelico del suo impegno perché esso, solo “compreso e vissuto nel piano soprannaturale, acquisterà il suo significato più pieno ed il suo vero valore”.[19]

Alcuni spunti per le Capo:

·           Con l’aiuto di Dio :  Gesù ha detto: “rimanete in me ed io in voi” (cfr.Gv 15,1-8). Ci ha paragonati ai tralci della vite, senza la quale i grappoli non possono fruttare. La Guì è il tralcio della grande vigna del Signore: senza il nutrimento della sua Parola e della preghiera, non può pronunciare né portare avanti la sua Promessa.

·           Prometto sul mio onore : “Le promesse fatte agli altri nel nome di Dio impegnano l’onore, la fedeltà. Esse devono essere mantenute per giustizia” [20]. La Guida deve essere consapevole, alla luce del 1°Art. della Legge che l’onore è una cosa seria, e promettere sul proprio onore equivale a dare la propria parola, a mettere in gioco in ogni momento della sua vita la sua credibilità. Questo non significa non sbagliare mai, significa fare del proprio meglio. (confr. Gv.2,1-2)

·           Di fare del mio meglio : (confr. Mt.25,14-30) Il Signore ha affidato a ciascuna creatura dei talenti diversi, affinché ognuna di esse li metta a frutto, dando il meglio di sé. La Guida sarà chiamata a fare del suo meglio per mantenere la sua Promessa, consapevole che un giorno il Signore “le chiederà il conto dei talenti ricevuti” [21]

·           Per servire : (confr.Gv.13,12-17) “il vero modo di essere felici è quello di procurare la felicità agli altri” ha detto B.-P., ma Gesù nel servizio ci ha mostrato la strada per la vita eterna!

·           Per aiutare il prossimo in ogni circostanza : (confr.Mt.25,31-50) Nel Prossimo la Guida deve vedere Gesù: Gesù ha detto: “tutte le volte che avete fatto ciò a uno dei più piccoli di questi miei fratelli lo avete fatto a me”. Il prossimo non è poi così lontano, è nella famiglia, a scuola, nelle piccole circostanze di ogni giorno…

·           Per osservare la legge delle Guide : (confr.Dt4,1-2) La legge non è che un’altra espressione dei comandamenti che Dio ci ha dato, un modo per essergli più vicine. Essa va interiorizzata e acquisita dalla Guida come stile di vita e non come pura formalità (Mt.23,23), come scelta libera e non come  imposizione, come qualcosa da scegliere e non da subire.

  Per far vivere alle Guide, ma in particolar modo alla Guì, il valore della  Veglia d’armi, dovremo prestare attenzione a strutturarla in maniera adeguata:

·           sia sempre presente il confronto con la parola di Dio;

·           si scelgano canti adatti a creare il clima;

·           ci siano momenti di silenzio che stimolino la riflessione;

·           ci sia un momento di forte condivisione (ad es. la preghiera universale);

·           si lasci il giusto spazio al simbolismo;

·           fare in modo che sia presente l’Assistente;

·           dopo la Veglia si lasci uno spazio alla Guì per la preghiera personale e per la meditazione, in modo che ella tiri le conclusioni della Veglia comunitaria e della preparazione fatta.

  Ma più di tutto è importante che la Guì capisca che con la Promessa non realizza solo il suo desiderio, ma soprattutto quello del Signore, perché si renderà disponibile per servirLo, per essere “matita nelle Sue mani”. La Promessa, quindi, sarà l’espressione della volontà di camminare[22] lungo il sentiero tracciato da Gesù (“Io sono la via, la verità e la vita”).[23]

Per essere pronta a pronunciarla, è bene che durante la Veglia d’armi la Guì rifletta sul significato evangelico del suo impegno, che, solo “compreso e vissuto nel piano soprannaturale, acquista il suo significato più pieno e il suo vero valore”[24].

   

3.La formazione del carattere

Poiché abbiamo già parlato dell’importanza della Veglia d’armi, mi vorrei soffermare più sull’educatività che essa ha nella formazione del carattere, sia per Guì che per il Riparto.

Sostanzialmente la Veglia d’armi è un momento di riflessione. Perché è tanto importante riflettere prima di prendere un impegno? Perché è tanto importante ed educativo chiedersi: voglio veramente aderire a questi ideali? Ce la farò ad adempiere alla mia Promessa? Ce la farò a servire - se Dio vuole - per sempre?

La Promessa può essere vista come una tappa, un traguardo, un inizio. Di fatto è un momento di passaggio verso una nuova dimensione di vita, fatta di “nuovi” valori (in realtà solamente riscoperti) che aiutano a vivere secondo la parola di Cristo.

La riflessione che la Veglia d’armi offre, riesce a dare alla Guì la consapevolezza di stare cambiando, di camminare con le sue gambe, di impegnarsi con tutte le sue forze in qualcosa in cui lei stessa crede. La stimola ad essere protagonista della sua vita e a dirigere i suoi sforzi nella direzione in cui lei vuole che vadano.

In una parola, la Veglia d’armi è autoeducazione perché è la ragazza stessa che, dalla cerimonia, trae motivazioni per andare avanti e valori da applicare alla sua vita personale:noi abbiamo solo il compito di far sì che queste riflessioni vengano fuori! É come se scuotessimo le braci di un fuoco che sembra assopito ma che in realtà sotto la cenere arde!

In quest’ottica la Veglia d’armi aiuta a sviluppare:

·           La consapevolezza di sé e l’autostima

Il riflettere sulla propria vita è fondamentale per aiutare le Guide a scoprire chi sono, a sapere cosa vogliono, ad accettarsi -soprattutto in un’età tormentata come l’adolescenza- e a spronarsi per migliorare se stesse.La riflessione sull’Impegno è di aiuto:

-per la Guì in quanto le offre una strada su cui camminare e con cui confrontarsi. Inoltre l’aiuta a valorizzarsi e a scoprirsi con i propri talenti e le proprie qualità,utili per servire il prossimo.Per questo è necessario che sia protagonista della sua Veglia d’armi e che si senta apprezzata dalle altre Guide.

-per il Riparto in quanto aiuta le ragazze a capire quanto realmente riescano ad aderire alla Legge e a tutti i valori che il Guidismo propone. Le aiuta a mettersi in discussione, chiedendosi come stanno vivendo la loro vita alla luce di questi ideali.

  ·           Il senso di responsabilità

Per la Guì:  il clima che si percepisce nella Veglia d’armi è un clima di gioia e solennità .

La Guì sente che il Riparto ha fiducia in lei, e tocca con mano cosa significhi il primo articolo delle Legge: sa che non può deludere chi l’apprezza per quello che è, chi la stimola e la incoraggia. La ragazza incomincia a capire quanto importante sia l’onore, e sente di voler progredire prendendosi le sue responsabilità pur sapendo che queste comportano  un impegno notevole.

In questo momento è importantissimo la figura della Capo Riparto che deve saper rendere la Promessa solenne, facendo però attenzione a calibrare la portata dell’impegno in base all’età. È giusto far capire l’importanza della Promessa alla Guì, ma non educativo proporla, seppur involontariamente, come un peso troppo importante da portare, come una cosa più grande di lei: finirebbe per essere qualcosa di molto astratto, non adatto alle sue esigenze, qualcosa da cui la ragazza si sentirebbe solo soffocata! La Promessa invece va vissuta con tranquillità, serenità ed entusiasmo: solo così sarà educativa e sarà un punto di forza per la Guida (vedi V.d’a. Lezard: la Promessa è una forza). La Capo dovrà aver cura di far capire alla ragazza che dire <<sono pronta!>> non vuol dire prevedere tutto, non sbagliare mai, ma vuol dire fare quanto di meglio si può per servire Dio, la Chiesa, la Patria e l’Europa, per aiutare il prossimo in ogni circostanza e osservare la Legge delle Guide. La Guì  vedrà così il cammino da percorrere sì ricco di ostacoli da superare, ma sarà pronta ad affrontarli con animo gioioso, ”sorridendo e cantando anche nelle difficoltà”.

Per il Riparto: Anche il Riparto è educato alla responsabilità tramite la Veglia d’armi, in maniera molto meno evidente ma altrettanto efficace. Le Guide che hanno già pronunciato la Promessa si rispecchieranno nella Guì, e ricorderanno l’impegno preso tempo addietro. La Promessa non sarà più vista come qualcosa di passato, ma come un impegno che si vive, giorno per giorno, e che è rinnovato costantemente, con uno spirito sempre diverso, con una maturazione sempre più profonda.

  ·           La coerenza

Il clima che la Guì ha intorno è intriso di simbolismi ricchi di significato, i quali testimoniano che la ragazza ha accanto a sé delle persone che nella vita sono coerenti con ciò che hanno promesso .La persona che  più è testimone di questa coerenza di scelte e di stile di vita è la Capo Riparto. Ella riesce ad infondere immediatamente lo spirito scout  nella Veglia tramite dei gesti, delle semplici parole (che però riscaldino il cuore) ma soprattutto con lo stile che deve caratterizzare ogni cerimonia, dandole solennità e conferendo un significato profondo a tutto ciò che la caratterizza.

Il Riparto si renderà conto che, per essere di esempio per la Guì, dovrà testimoniare di continuo l’adesione ai principi base dello scautismo. Solo se questi ultimi saranno pienamente acquisiti (e di fondamentale importanza in questo è la Sq.), allora la Guì capirà che l’atto che sta per compiere è il vero sentiero verso la felicità.

 

4.L’abilità manuale nella Veglia d’armi

Anche l’abilità manuale occupa nella Veglia d’armi un posto importante, perché contribuisce ad alimentare la sua azione educativa. ”Dove non arrivano le parole, arrivano i simboli”. Affinché le Guide siano educate in maniera globale da quest’attività occorre che:

-le Guide sappiano esprimere non solo a parole (e a volte magari non ci riescono per via della timidezza), ma anche attraverso la manualità quello che hanno dentro.

-la Capo stessa sfrutti la sua manualità e l’espressione per arrivare meglio al cuore delle ragazze, per aiutarle a meglio comprendere e maturare dentro di sé la Promessa.

Lo sviluppare questo elemento, che B.-P. riteneva indispensabile parte della pedagogia scout, anche nella Veglia d’armi aiuta la Capo Riparto a:

·           rendere subito esplicito per la Guì e per il Riparto il significato che ella vuol far trasparire dalla Veglia, facendo leva sull’ immediatezza della percezione e della comprensione dei simboli.

·           a vedere con occhi più attenti, e quindi a toccare con mano, quanto lo spirito scout sia stato interiorizzato dal Riparto e da ciascuna singola Guida.

Sappiamo come, attraverso l’espressione e l’abilità manuale, riusciamo a scrutare a fondo l’anima delle nostre Guide, a capirne la personalità. É attraverso queste piccole cose che loro riescono ad esprimersi in tutta la libertà, a tirare fuori ciò che hanno realmente dentro, ad essere spontanee e a presentarsi in maniera autentica. La Veglia d’armi è il momento migliore per la Capo Riparto per osservare, senza dare nell’occhio, come, attraverso la Squadriglia, la Guida si rapporta e vive i valori della Promessa. Ciò aiuta la Capo a capire  su cosa deve ancora puntare, non dimenticando che l’abilità manuale anche nella Veglia d’armi ha un  suo preciso scopo educativo.

Ad esempio, la tecnica delle vetrate alle quali associare il valore che la Squadriglia dà alla Promessa, oltre a dare un’ atmosfera suggestiva alla Veglia:

-stimola la creatività e l’intelligenza delle Guide, per poter tradurre un simbolo, o comunque in qualcosa di rappresentabile e concreto, ciò che potrebbe sembrare invece troppo astratto;

-aiuta le Guide a riflettere su ciò che significa per loro l’essere Guida, cioè stimola la coscienza di valori;

-le aiuta a vedere le proprie mani o il proprio corpo, come un dono di Dio, come uno strumento donato, per donare a loro volta qualcosa agli altri (il donare stimola al dono di sé, al servizio del prossimo)..in questo caso alla Guì.

Anche il canto stesso, oltre a dare il giusto tono, sarà espressione di gioia e di spirito scout, rinnoverà nelle Guide la consapevolezza di essere lì per un progetto Divino: “è il creatore che ti ha prestato la voce, e quando la usi ricordati che puoi toccare il cuore (…) in questo modo puoi trasmetter agli altri un messaggio che proviene da Dio”[25].  

 

 

  NOTE:


[1] Ultimo messaggio di B.-P. agli esploratori in "Scautismo per Ragazzi", pag. 418.  

[2] Padre Agostino Ruggi d'Aragona, discorso alle Guide, in "Scout D’Europa" n°7, luglio 1995, pag.26.  

[3] F.S.E., Art. 1 Carta dei principi dello Scautismo Europeo .

[4] Catechismo della Chiesa cattolica, pag. 501 v. 2013 ss.  

[5] Ibidem pag. 101 v. 339.

[6] Ibidem pag. 101 v. 339.

[7] F.S.E., Norme Direttive di branca Guide, pag. 78.  

[8] Nel senso etimologico della parola: trarre fuori. .

[9] Prima lettera di S. Paolo apostolo ai Corinzi 3,16-17.  

[10] “Dove due o tre sono riuniti nel mio nome io sono in mezzo a loro”, Gesù.  

[11] B.-P. "Taccuino", pag. 80.  

[12] Espressione con cui amava definirsi Madre Teresa di Calcutta.  

[13] Gv. 14,5-7. .

[14] Christi fideles laici, Cap. 16 pag. 22.  

[15] La ricerca di grandi valori, tipica dell’adolescenza.  

[16] Discorso del Papa ai giovani nella J.M.J. (Giornata Mondiale della Gioventù), 1997 Parigi.  

[17] Mt 19,16-22.  

[18] Padre Agostino Ruggi d'Aragona o.p.: opera citata p.28  

[19] F.S.E.,  Norme Direttive di Branca Guide, p.18

[20] Catechismo della Chiesa Cattolica, vv2146, p.533  

[21] Preghiera della Caposquadriglia.  

[22] Leggi "Taccuino", pag. 198

[23] Gv14,6  

[24] F.S.E., Norme Direttive Branca Guide, pag. 18. 

[25] B.-P., "Taccuino".