INDICE

INTRODUZIONE CAMPO E. 

CAPO ESTIVO 2a PARTE 

 

Prima parte

IL CAMPO ESTIVO

 

INTRODUZIONE CAMPO E. CAMPO ESTIVO 1
CAMPO ESTIVO 2 CAMPO ESTIVO 3

 

 

di Salvo Zappardino

(da "Scoutismo",  rivista dei Capi CNGEI: questo e gli altri articoli sul campo sono apparsi nei mesi di gennaio, febbraio, marzo 1988)

 

Premettiamo, ad ogni altra considerazione pratica, qualche nota utile a definire il Campo Estivo degli Esploratori, quale B.- P. insegna ed il metodo impone. Esso parte da certi presupposti ed è composto da mille elementi. Solo alcuni sono essenziali, altri sono marginali e contingenti, determinati da situazioni locali e da fattori transitori. Cercheremo di sottolineare i primi, dando diverse soluzioni per i problemi che si presentano non univocamente definiti. Nostra unica e costante preoccupazione è sempre e solo quella di «educare» al buon campo scout puntando senz’altro il dito sulle deviazioni, patteggiamenti, storture che spesso vengono effettuate.

Primo punto fondamentale è questo: il cam­po estivo, essendo la conclusione dell’attività di un anno e dovendo essere organizzato «su misura» per l’Unità diretta, esige la presenza del Capo Reparto e di relativo Vice per ogni Pattuglia. Ben difficilmente altre persone, anche se quotate e sperimentate, riescono a dar vita ad un buon campo di una Unità che non sia la loro. Occorre conoscere i ragazzi in tutte le sfumature per capirli e quindi per educarli. Addirittura impossibili si sono di mostrati i campi in cui i Capi si succedono l’un l’altro a breve scadenza.

Altro cardine fondamentale riguarda la Pattuglia. Al campo più che altrove il sistema di Pattuglia deve essere applicato in pieno con ampia autonomia, responsabilità e libertà. Pattuglie di formazione o raccogliticce dell’ultimo momento o, peggio, inesistenti, falsano completamente gli insegnamenti di B. - P.

Le cucine di Reparto del tipo colonia, dove ancora esistessero, devono lasciare il posto alle cucine di Pattuglia. Un sereno ed obiettivo esame ci porterà a questa conseguenza. Cucina di Pattuglia, tenda di Pattuglia, attrezzatura di Pattuglia, attività di Pattuglia. Su questi elementi fondamentali del metodo di B. - P. non si può transigere.

Lo scautismo è stato il primo a dare il gusto della vita all’aperto; molti hanno seguito il nostro esempio, falsandone però lo spirito. Oggi infatti molti sono coloro che campeggiano, ma siamo ancora solo noi a fare il campo scout. Trasferire le comodità che abbiamo in città in una zona montana non è certo fare il campo scout. Ecco perché noi non usiamo il gas liquido. Lo scout sa accen­dere il fuoco con qualsiasi tempo, perché si è procurato un’attrezzatura adatta per «qualsiasi tempo».

Dobbiamo seriamente esaminarci spesso se per caso non ci lasciamo un po’ trascinare dagli esempi che ci circondano. Dobbiamo sentire il gusto della differenza fra un campo scout ed un camping.

L’esperienza ci insegna appunto che i migliori campi sono quelli dove ci si è costruito tutto con le proprie mani e dove i ragazzi hanno quindi dimostrato a se stessi ed agli altri che sanno bastare a se stessi.

Quando si parte per il campo non si deve essere appesantiti da un «carico» che ci lega mani e piedi. Un Reparto deve essere in grado di muoversi da solo e di spostarsi con una certa facilità. Si deve essere in grado di spostarsi rapidamente per il campo.

...Per il campo si parte con una coperta, una corda, un’accetta ed il cuore pieno di entusiasmo.

Ci siamo scagliati contro la cucina di Reparto e contro il gas liquido, due aspetti, specie il secondo, dello scadimento dello stile di troppi campi. Aggiungiamo ora all’elenco anche la luce elettrica, le cassette di bibite ogni altro aggeggio simile. Cose di questo ge­nere possono essere ammesse in un campo scout solo se realizzate dai ragazzi o se servono effettivamente per lo svolgimento dell’attività; devono essere mezzi non simbolo di un modo di concepire il campo.

Non sarà mai abbastanza ripetuto l’invito a ritornare alle origini, a rinunciare ad ogni facile allettamento di modernità per conservare il vero, genuino, inconfondibile stile scout ai nostri campi. É l’unico sistema per salva­guardare questa nostra attività dalla concor­renza spietata di ogni altra forma di sport o di divertimento, conservandogli quella vali­dità che nessun altro campeggio o villeggiatura può vantare.

 

Più vicino si rimane alla sede, meno si spen­de. Non è questa la sola affermazione che ci fa preferire di rimanere piuttosto vicino a casa. Entro 100 chilometri di raggio abbiamo la fortuna di avere delle ottime località da campo in tutte le regioni d’Italia.

Occorrerà fare un piano che ci consenta di conoscere tutte queste località. Tornare sullo stesso terreno ove si è già stati uno o due anni prima è un’esperienza che si può omettere di fare.

All’inizio dell’anno, quando i ragazzi udiranno parlare del prossimo campo estivo, sentiranno menzionare anche la località ove esso si svolgerà. Naturalmente per i dettagli basterà andare in primavera, ma per ben impostare un programma occorre necessariamente conoscere la zona nella quale questo campo si effettuerà.

In primavera manderemo due righe al Sindaco del luogo per informarlo della data della nostra visita e dell’intenzione che abbiamo di fare campo in quella località. Potremmo cercare di trovarci bene anche in terreno privato, ma appunto per il nostro desiderio di isolarci e di andare alle pendici di un bosco, ge­neralmente troviamo terreni di proprietà pubblica.

Cercheremo di avere acqua comoda ed abbondante: un ruscello, ed una fonte per l’acqua potabile. Legna da costruzione e legna da ardere. Per questo occorrerà prendere su­bito accordi con il guardia boschi: la legna da costruzione ha infatti un peso determinante sulla buona riuscita di un campo scout.

Senza di questa infatti ci condanneremmo a non poter toccare una delle tecniche base del campo: la pionieristica. I ragazzi hanno bisogno di legna per lavorare, di squadrare i pali, di costruire tutte le comodità del campo. C’è una certa tendenza a dimenticare questo, nascondendosi dietro la scusa che è sempre più difficile trovare posti adatti per il campo scout. Questo può essere vero, ed è verissimo quando ci mettiamo in testa di scegliere loca­lità turistiche. Si ricorre poi a dei palliativi che sono addirittura ridicoli, quali il portarsi da casa le costruzioni di pattuglia prefabbricate. È preferibile mangiare seduti per terra, piuttosto che seduti su delle sedie a sdraio at­torno ad un tavolo da pic-nic.

Una volta scelto il luogo del campo ci faremo rilasciare una autorizzazione scritta dal proprietario e chiederemo tutte le autorizzazioni necessarie per l’apertura ed il funzionamento del campo (Comune, Guardia Forestale, Medico Provinciale, ecc.), avendo cura di informarci sulle norme in vigore in quella Regione, Provincia e Comune.

Oggi, dato il gran numero di persone che campeggiano, esistono norme più rigide di una volta; è importante conoscerle e rispettarle se vogliamo evitare spiacevoli sorprese durante il Campo.

Raccoglieremo poi tutte le informazioni necessarie per provvedere all'approvvigionamento (fornitori, prezzi, ecc.). Questo ci permetterà anche di stabilire se può valere la pe­na di provvedere ad acquistare viveri all’ingrosso prima della partenza e trasportarli al campo, oppure se i prezzi si equivalgono, ac­quistare tutto sul posto.

Altro importante elemento è la vicinanza o la facile reperibilità del medico e della farmacia. Talvolta si è portati a sottovalutare questa fondamentale esigenza, lasciando all’improvvisazione la eventuale ricerca di un dottore o di un mezzo di soccorso.

Un’imprudenza di questo genere, anche se non dovesse avere conseguenze disastrose, non ci sarebbe mai perdonata dai genitori, che ci affidano i loro ragazzi con fiducia ed esigono che siano curati e difesi.  

Sono elementi essenziali nel meccanismo del campo.

Se essi sono entusiasticamente amici, metà del successo è assicurato. Se sono apaticamente indifferenti o, peggio, freddamente ostili, scarse sono le probabilità di riuscita.

I genitori sono amici o nemici, se noi li vogliamo amici o nemici. Questo è il punto. Al giorno d’oggi le famiglie sono (giustamente) molto esigenti e pretendono che il Reparto dia ogni garanzia di serietà e sicurezza prima di permettere al figlio di partecipare al campo. Non si accontentano più di assicurazioni generiche e di promesse verbali. Vogliono constatare di persona la efficienza dell’orga­nizzazione e la maturità dei capi. Concedono la fiducia solo se hanno la certezza che essa è ben riposta.

Noi abbiamo il sacrosanto dovere verso i ragazzi, verso la società, verso l’Associazione, di rispondere in pieno a queste responsabi­lità. Non ci sono alternative tra la mancanza di serietà e la preparazione.

La prima cosa da fare, naturalmente, è quel­la di dimostrare palesemente la propria capacità organizzativa, tecnica e morale attraver­so la continua intelligente, prudente attività di tutto l’anno. È questo il più efficace bi­glietto da visita di un Reparto scout. Una Unità abulica e fiacca, disordinata e discon­tinua, avventata e povera di idee, difficil­mente riesce a convincere i genitori, in prossimità dell’Estate, che il campo è... un’altra cosa. Avrà come minimo il 50 % di famiglie che accampando una scusa più o meno plau­sibile terranno i loro figli a casa.

Premesso quanto sopra, occorre far sapere con esattezza, chiarezza, larghezza di parti­colari tutto quello che concerne il campo en­tro maggio. In genere le famiglie si organiz­zano per la villeggiatura estiva molto per tempo, prenotano gli alberghi, studiano le ferie ecc, in primavera.

Non possiamo aspettare oltre Maggio, per evitare ti pericolo di trovare i genitori non più disposti a considerare la possibilità dell'inserimento nella loro agenda anche del Campo Estivo. É vero che se Io scout è «Su di giri» si sarà fatto in dieci per convincere papà e mamma della assoluta necessità del suo intervento, ma non è sempre troppo prudente far leva solo sull’entusiasmo ed i con­seguenti pianti del ragazzo.

Organizzazione con ampiezza di tempo è, ol­tretutto segno di stile e maturità. Il modo mi­gliore per attirare l’attenzione è quello di spedire ad ogni famiglia un opuscoletto ci­clostilato o, meglio, stampato chiaro ed ordi­nato con tutto quello che può interessare i genitori: dalla data al luogo, dal programma al menù, agli indirizzi, ecc.

In ogni caso il C. R. e lo Staff dovrà illustrare le finalità che si propongono di raggiungere, l'importanza del Campo nella progressione della vita educativa scout, il dovere che incombe sui genitori di permettere la partecipazione del figlio dal momento che l’hanno iscritto allo scautismo. Stabiliscano un termine piuttosto ristretto per l’adesione scritta e firmata, ed impongano la visita medica preventiva dal medico di fiducia familiare.

Molto utile si è dimostrata anche l’effettuazione di una ben organizzata riunione dei familiari con consegna del suddetto opuscolo.

In generale si è constatato che un siffatto in­contro è sempre ben frequentato dagli inte­ressati, più di ogni altro dell’anno dato il ca­rattere pratico di immediato interesse che es­so riveste. Si ha così l’occasione di conoscere e farsi conoscere con reciproco vantaggio. Nell’occasione si lancia, oltre a tutto il resto, la giornata dei genitori al Campo...

È questa una di quelle cose che, se si riesce ad impostare bene, genera una corrente di sim­patia e di appoggio quanto mai utile. È opportuno convincere i genitori a rinunziare ai viaggi isolati estemporanei che turbano la psicologia del Campo e rischiano d’andare a vuoto perché quel giorno sono tutti in Hike. Invitate calorosamente tutti a partecipare, invece, alla Giornata dei Genitori al campo.

Naturalmente — come sempre — occorre fa­re le cose per bene. Il giorno dei genitori al Campo è uno dei momenti culminanti. Tutto è pulito e luccicante; uniformi perfettamente a posto. Gli ospiti, accompagnati dai rispet­tivi figli e dai capi, visiteranno il campo. Il pranzo, come sempre sostanzioso, dovrebbe essere più «elegante» del solito. Sarà bene anche prevedere lo svolgimento dei servizi re­ligiosi domenicali.

Il pomeriggio è tutto una festa. Si effettua un grande cerchio con passaggi di classe, conse­gne di brevetti, ecc. Si approfitta per spiega­re il significato dei vari distintivi.

Si possono anche organizzare dei giochi cui i più intraprendenti papà e mamme partecipano assieme ai loro figli.  

 

 

Procurarsi un quaderno dalla copertina for­te, nel quale annotare:

tutte le idee, giochi, progetti, realizzazio­ni tecniche che vengono alla mente;

orario generale base al campo;

date fisse: escursioni, grandi realizzazioni, ecc.;

il materiale da gioco di cui si avrà biso­gno;

il programma generale segnato nelle sue grandi linee, sotto forma di tavola schematica;

il programma dettagliato.

Questo quaderno conterrà più cose di quelle che si potranno effettivamente realizzare: le idee non sono mai perse. L’essenziale è che alla partenza ci si senta ricchi di una bella provvista di progetti, cui si possa attingere senza riserve. Questo quaderno, divenuto guida e confidente del capo, si riempirà du­rante tutto il campo di note che verranno ag­giunte ogni sera, per precisare i particolari del programma dell’indomani, per segnalare i punti conquistati nelle gare dalle Pattuglie per non perdere una bella idea venuta alla lu­ce dall’esperienza o suggerita dai Capi Pattuglia in seno al Consiglio di Reparto.

È sempre utile alla partenza riservare una pagina in bianco per ogni giorno.  

Essendo il Campo la conclusione di tutto un anno, le attività saranno in relazione a quan­to si è realizzato nel corso dell’anno. Un vec­chio capo diceva che esistono tre modi di pensare al programma del Campo:

I) Ogni sera si fa il programma del giorno successivo;

2) Preparare prima della partenza lo schema del Campo a grandi linee e poi, sera per sera, fare il programma dettagliato del giorno se­guente;

3) Preparare accuratamente il programma prima della partenza e ogni sera verificare la sua rispondenza alle esigenze, approntando le modifiche necessarie.

Il metodo n. 1 è decisamente da scartare, mentre il n. 3 è quello che offre maggiori ga­ranzie.

La sera, infatti, al termine di una giornata di campo, i Capi hanno bisogno di andare a dormire subito dopo i ragazzi se l’indomani mattina vogliono svegliarsi mezz’ora prima di essi per essere vestiti, lavati e sbarbati al momento in cui dare la sveglia al Campo.

C’è quindi disponibile non più di una mezz’oretta di tempo, che può essere suffi­ciente per verifiche, messe a punto e piccole modifiche al programma richiesto dalla si­tuazione, ma non c’è certamente il tempo di preparare accuratamente o in tutti i dettagli il programma di una giornata.

È bene, quindi, prepararsi per tempo. Il pro­gramma del Campo va fatto almeno due o tre mesi prima della partenza, quindi ad aprile-maggio.

A qualcuno potrà sembrare una proposta strana, ma non lo è. Se infatti prepariamo il programma con due o tre mesi di anticipo:

a) non avremo problemi di esami o di studio di Capo Reparto e Vice;

b) non dovremo accavallare la preparazione del materiale con la preparazione delle attività;

c) avremo tutto il tempo di fare il program­ma accuratamente e in tutti i dettagli;

d) l’attività dell’ultimo periodo dell’anno sarà molto più in sintonia e centrata con quella del Campo, perché già sappiamo cosa ci proponiamo;

e) di conseguenza i ragazzi avranno modo di prepararsi meglio (imprese, tecniche, espres­sione...) e la riuscita del Campo sarà certa­mente migliore.

Per realizzare un buon programma dì Campo, bisogna cominciare col «fare il punto» di tutti i ragazzi del Reparto, verificando le necessità e le possibilità di ciascuno, in relazione agli obiettivi che ci eravamo posti all'inizio dell’anno.

In base a ciò avremo un’idea più precisa di cosa ci si può aspettare dai ragazzi e dalle Pattuglie e dove sarà necessaria una maggiore attenzione e una migliore preparazione. Il Campo sarà quindi il risultato delle mete che ci saremo poste per il Reparto e dei mezzi che useremo concretamente per raggiungere tali obiettivi, per rispondere alle necessità in­dividuali e collettive che avremo saputo individuare.

In questo modo il programma del campo si innesta sul programma formulato all’inizio dell’anno, lo corona e lo conclude.

 (continua)