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Autonomia e Uscita di Squadriglia

 

VI SCONGIURO: 

Mandate le Sq. in Uscita

 

 

di Roberto Lorenzini (allora responsabile Branca Esploratori)

(da "Scout - Proposta Educativa",  rivista dei Capi AGESCI, Novembre 1983)

 

 

Scautismo inizia per «S» come Squadriglia.

lo invece ho visto tanti bei reparti ordinati e contenti, persino competenti, felici di essere in tanti, sembravano dei santi, i capi erano per­fetti, grandi animatori, preoccupati di tutto, tutto sotto controllo: i grandi burattinai del reparto! Ho capito per­ché i genitori si preoccupavano meno di mandare i loro figli dagli scout: non c’è mamma migliore del capo reparto. Come la personalizzazione del sen­tiero vuole ho avuto una visione: il capo reparto scrofa con trentadue ca­pezzolini per tutti gli scautini.

Poi ho visto le squadriglie: poveri orfani senza capi sembravano di fronte alla cartina, alla tenda, alla cu­cina, dei bambini smarriti, abbando­nati i cui occhi tornavano a brillare quando un capo qualsiasi di passaggio raddrizzava il 25.000 nelle loro mani o indicava la direzione del vento.

Allora ho deciso di fare testamento e di lasciare un messaggio ai capi reparto (le cose dette in punto di morte [N.d.W.: era prossima la scadenza del suo mandato di incaricato di branca E] sono prese in più seria conside­razione):

«Mandate le squadriglie in uscita con il pernottamento al meno ogni due mesi, insegnategli le tecniche di base per la sopravvivenza prima di farne dei maestri nella serigrafia e nel cuoio e poi mandateli via, da soli, senza aiuti appresso. Voi potrete in­gannare l’attesa discutendo con i ge­nitori sull’utilità di tali cose e se proprio non ce la farete una compressa di Ansiolin ogni 6 ore sarà sufficiente, ma mandate le sq. in uscita».

In questi anni nei reparti c’è stato un golpe strisciante consumato in nome della democrazia.

Un tempo la corte d’onore ed il con­siglio capi contavano; i grandi del reparto avevano una grande responsa­bilità nella gestione del reparto: io ri­cordo feroci riunioni in cui noi capi  venivamo messi in minoranza. Questo al capo-scrofa non succede mai. Il  perché è semplicissimo. Con la nascita del Consiglio della Legge si sono attri­buite ad esso tutte le funzioni decisio­nali sulla vita del reparto espropriando i grandi in nome di una maggiore democrazia: «così decidono tutti e non solo capi e vice». Ciò è falso, mistifi­catorio e quindi diseducativo, ma ot­tiene un effetto comodo per i capi:

diventano gli assoluti padroni del reparto.

Infatti un’assemblea come quella del Consiglio della Legge può essere utile a verificare la vita del reparto ed a scegliere in generale in che direzione andare ma non può, per il fatto stesso di essere un’assemblea, esercitare il potere esecutivo. Quest’ultimo così, espropriato ai grandi, sfuggito al Con­siglio della Legge è tornato nascosta­mente nelle mani dei capi che, seppur a fin di bene, lo detengono saldamente ma fanno finta che sia di tutti. Gli eser­cizi di verbosità del Consiglio della Legge uccidono lo scautismo che non è fatto di prediche ma di avventure di squadriglia.

Cosa fare dunque? Io credo che per rivitalizzare il sistema delle squadriglie e la cogestione effettiva del reparto occorre rilanciare il Consiglio dei Capi come organo di governo del reparto e di gestione del progetto annuale che va concretizzato insieme ai ragazzi tenendo presente il progetto educativo di gruppo.

Il Consiglio Capi è l’organo di coor­dinamento delle attività delle squadri­glie, scuola di responsabilità dei più grandi, strumento di programmazione e governo del reparto, che trae indica­zioni dal Consiglio della Legge (assem­blea deliberativa ma non di governo) e sottopone ad esso le scelte più impor­tanti; il Consiglio Capi non si riunisce occasionalmente ma in modo preordi­nato e continuativo per seguire il pro­getto annuale di reparto.

Il controllo e la promozione dell’atti­vità di squadriglia deve avvenire di norma attraverso il Consiglio Capi, evitando se possibile interventi diretti dei capi reparto con tutta la squadriglia che interferiscono con la dinamica in­terna del gruppetto di ragazzi e tol­gono qualsiasi ruolo al capo squadri­glia.

Ogni capo può misurare il risultato del suo lavoro verificando come vanno le cose in un periodo in cui lui non c’è: allora perché non prenderci un periodo di vacanza o magari partire per il servizio civile [o militare...]. Prima però rad­drizzate la cartina nelle mani degli scouts e delle guide e indicategli la via dei monti, gli orizzonti lunghi della pia­nura e il soffio del maestrale; poi, almeno voi, lasciateli andare.