Una verifica dei Campi Estivi
- L'essenzialità dell'equipaggiamento -
di Andrea Padoin
R-S
Sul finire dell'estate i Capi di tutte le Unità sono impegnati nelle verifiche dei loro Campi Estivi:
si fa una verifica con i ragazzi (magari i Capi Squadriglia, oppure con i Rover, le Scolte), con la Pattuglia direttiva d'Unità, e poi si relaziona in Direzione di Gruppo che cosa è andato bene, cosa poteva andare meglio, cosa modificheremo il prossimo anno, ecc.
C'è
un punto di vista particolare, spesso tralasciato completamente, che se
considerato può porre diversi interrogativi sulla effettiva buona riuscita del
Campo, ed è l'essenzialità nell'equipaggiamento.
Mi
è capitato di parlare con Capi Unità che regolarmente noleggiano un
autoarticolato (completo di muletto per lo scarico!) per trasportare tutto il
materiale del Campo di Riparto; ho visto zaini contenere 14 cambi di mutande e
magliette, tanti quanti i giorni di campo, ho visto bancali di angurie, camion
di materassi... per non parlare di tendoni da comunità che potrebbero ospitare
centinaia di persone, a campi di una dozzina di ragazzi.
Baden-Powell ci invitava - al ritorno da un'uscita - a fare tre mucchietti del contenuto del nostro zaino:
quello del materiale effettivamente utilizzato,
quello del materiale che non è servito ma che sarebbe effettivamente potuto servire,
e
quello del materiale non usato ed effettivamente inutile.
La
raccomandazione era, in conclusione, di lasciare a casa all'uscita successiva,
il terzo e il... secondo mucchietto... considerando che lo scout è essenziale,
e non ha bisogno che del minimo per sopravvivere.
Partiamo
pertanto dall'
EQUIPAGGIAMENTO
PERSONALE
Se
lo scopo dei nostri campi, dei nostri voli estivi o delle nostre routes
è quello di portare i nostri ragazzi a vivere bene anche in condizioni diverse
da quelle abituali, dobbiamo focalizzare la nostra attenzione sulle
"abitudini" che vorremmo essi prendessero proprio per vivere con
autonomia e dignità quei giorni passati lontani da casa.
Un primo segno di autonomia? Il bucato!
Riusciamo sempre a riservare momenti periodici ai nostri campi per poter insegnare ai ragazzi a lavarsi un paio di mutande o una maglietta?
Questo fa parte delle buone abitudini, rende autonomi i ragazzi dalla mamma che poi a casa si ritrova la lavatrice impegnata per tre giorni e tre notti e... insegna ai ragazzi cosa significhi al campo (anche mobile) separare la biancheria pulita da quella sporca, oppure cosa voglia dire stare attenti a non macchiarsi, eccetera.
Direi che cinque cambi ad un campo di Riparto devono poter bastare; ciò non significa che i ragazzi siano costretti a cambiarsi ogni 4 giorni! A proposito... controlliamo sempre che si cambino?
E
diamo sempre loro il tempo per lavarsi quotidianamente (come i loro genitori
pretendono da loro a casa), e vivere quindi il campo con dignità?
MATERIALE
DI SQUADRIGLIA
Il
materiale di Squadriglia, che riguarda - è vero - solo le seconde branche -
merita un approfondimento a parte.
In quanti dei nostri Riparti si preparano le costruzioni a casa, utilizzando la paleria del magazzino, per poi magari andare a campeggiare in mezzo ad una fantastica abetaia dove una sola telefonata alla forestale avrebbe garantito il permesso di abbattere qualche alberello?
Quante volte riempiamo camion e camion di legna, quando magari sul posto ce n'è a bizzeffe, se solo abbiamo la pazienza (ma anche l'abilità, no?) di tagliare, sfrondare e utilizzare ciò che la natura ci può fornire?
Molto
spesso il tempo da dedicare a questa attività sembra non ci sia (così come non
c’è per il bucato…), perché il programma di campo è già fitto di giochi,
attività tecniche, hikes... ma in
questo modo il messaggio che trasmettiamo ai ragazzi è quello di proporre solo
attività che appaiono pensate a tavolino, preconfezionate da casa, quando
basterebbe inserirsi nell'ambiente che ci ospita per apprendere lo spirito
essenziale del vecchio pioniere.
Portiamo
da casa tavoloni enormi per le tende rialzate, quando campeggiamo magari su un
prato piano, travi e murali che durante l'anno sono accuratamente stipati nei
nostri magazzini, quando magari potremmo trovare tutto quanto sul posto... o
magari decidere che quest'anno su quel prato piano van bene le tende a terra, e
ci sbizzarriamo piuttosto nel realizzare un super pennone o un memorabile altare
da campo...
IL
MATERIALE COMUNE
C'è
poi il materiale di Unità... dal tendone comunitario alla scorta di viveri di
cambusa, dal tavolo pieghevole per l’angolo di direzione a...
Anche
qui alcune semplici riflessioni, per non perdere di vista la rotta.
Il
Campo di Riparto, partiamo da quello, è soprattutto un campo di più
squadriglie; prevede, è vero, dei momenti comuni, ma va vissuto soprattutto
come un campo strutturato su più "angoli" diversi, che dovranno
essere accoglienti, ospitali, comodi.
E
se piove e non abbiamo il tendone? Pazienza... vorrà dire che il cerchio di
canti previsto quel pomeriggio sarà sostituito da un'attività da farsi nei
vari angoli di squadriglia (quella sì da pensare per tempo, a casa).
Quanto
tranquilli stanno i ragazzi al campo nel vedere lì, nel mezzo dell'area comune,
un tendone solido, rassicurante, pronto ad accoglierli in ogni momento... le
coperture dell'angolo non tengono? Beh, si va in tendone... Viene un acquazzone,
beh, ci si ripara nel tendone... e si potrebbe continuare, aggiungendo magari il
pasto caldo (cucinato sul gas) in soccorso alle sventurate squadriglie che non
hanno messo la legna all'asciutto.
Ma è veramente questo il messaggio che vogliamo trasmettere?
O
piuttosto vogliamo far pensare ai nostri ragazzi che le loro strutture, le loro
coperture, li dovranno veramente aiutare in caso di tempo avverso, e non solo
per finta?
Qualche Riparto propone la colazione comune, scaldata sul gas di cambusa per tutti, sotto il tendone (eh sì... al mattino, si sa, la legna è umida, poverini...); ma chi l'ha detto che la cambusa debba avere un fornello a gas? E i capi cosa fanno? Si cucinano i loro pasti sul fornello, mentre le squadriglie soffiano per far ardere il loro fuoco umido? Mmmh... quanto meglio non sarebbe dare l'esempio, dimostrare ai ragazzi che andiamo al campo per vivere bene con le sole cose che riusciamo a fare con le nostre mani? Costruiamo anche noi capi un angolo di pattuglia direttiva, con fuochi, tavolo e coperture, oppure noi ci ripariamo dietro alle nostre irrinunciabili comodità?
Lo
stesso potrebbe essere esteso a VdB e Voli Estivi…
stiamo attenti a non trasmettere l’idea che i capi formino una specie
di Circolo Ufficiali con privilegi preclusi ai ragazzi.
LA
SPESA PER IL CAMPO
Viene
normalmente fatta all'iperharddiscount
nei giorni precedenti la partenza, con la scusa che è più comodo, più
economico, più facile. Quindi al campo ci si porta un frigorifero (a gas? A
pedali? A legna?), un congelatore, e si allestisce la cambusa come se dovesse
sfamare un reggimento, con tanto di scaffali metallici (da casa), bancali (da
casa), tavoli (da casa)...
Quanto incide quella "spesona" di generi alimentari complessivamente sulla quota campo? Il 50%? Bene... e i prodotti freschi coprono circa i 2/3 di quella spesa, vale a dire circa 1/3 complessivamente della quota chiesta ai genitori.
La macelleria del paesino di montagna nel quale campeggiamo costa mediamente il 15% in più del supermercato, anche meno se ci accordiamo con il macellaio e sappiamo fornirgli le quantità con una certa previsione e acquistiamo i prodotti locali (la salsiccia che fa lui, ecc.)...
Un
discorso simile per la frutta, la verdura (anzi... qui con un po' di fortuna il
negoziante ti procura le cassette di seconda scelta - quelle in cui le patate
non sono tutte grandi uguali, per intenderci - a costi irrisori), il pane... ciò
significa che complessivamente acquistare il cibo fresco "in loco" ci
farà spendere un 5% in più sulla quota finale, ci eviterà però il freezer da
campo (da casa), il frigorifero (da casa), le decine di cassette di frutta in
balia delle mosche e dei ghiri... e magari ci consentirà di assaggiare i
formaggi locali invece che quelli plastificati del discount, o di mangiare per
una volta un pollo "di casada" invece che i soliti volatili
preconfezionati. Con essenzialità.
Ne
vale la pena, no?
Questo discorso vale anche per le routes e i campi mobili, nei quali si toccano piccoli paesi o rifugi:
quante
volte con un semplice telefonata si può ottenere di trovare il pane fresco
(ordinato in anticipo) al rifugio toccato l'indomani... o quante volte il
negoziante del paese è disposto a portarci la spesa al campo o alla casa delle
vacanze di branco, se non disponiamo di cambusieri che possano recarsi
quotidianamente in paese!
Questa
attenzione agli acquisti porta anche a fare un'altra considerazione: la traccia
del nostro passaggio nel paesino di montagna, la cui economia ha beneficiato
della nostra presenza, farà sì che in quei luoghi gli Scouts siano visti
sempre con benevolenza.
Ecco la nostra verifica. Facile no?
Sembra un po' la storia dei tre mucchietti... ricordiamoci bene di prendere solo il primo, il prossimo anno, e scopriremo che l'autoarticolato non serve...
Andrea Padoin R- S
Capo
Riparto FSE