Scolte
"Un
Fuoco forte"(*)
Il Fuoco deve essere qualcosa di diverso dal normale e di grande, a costo anche di perdere qualcuno.
E
inutile dire belle cose e sentirsi buoni e santi nella propria fede, quando poi
le opere sono tutta un’altra cosa e seguono l’andazzo normale, sballato, o
per lo meno addormentato.
Ho
cominciato a pensare che cosa farò sabato con le Scolte semplici. Finora non ho
mai chiesto loro veramente tutto, e ho fatto male.
Tutto:
cioè coerenza fino in fondo, «anormalità», magari follia, dono totale.
Ho
cominciato ad aprire gli occhi quando ho parlato loro dell’avventura, e adesso
li ho aperti ancora di più. Non si può perdere il tempo: bisogna essere dei
forti e dei conquistatori. I violenti si impadroniscono del Paradiso.
E inutile voler essere cristiani senza impegnarsi troppo, senza rinunciare a niente: essere un Fuoco senza bruciare e senza scottarsi e scorticarsi.
A
furia di cose ovvie, di cose normali, e di pigrizia, perdiamo la verità: la
verità vitale, quella che brucia.
Pretendere
totalità, ma sostenerle poi, perché non si scoraggino, e perché continuino a
sentire questo pungolo.
Il Fuoco ha bisogno di lavorare sulla volontà: può essere forse la strada della Quaresima. Un cristianesimo vero, di fede e di opere, anche se ci daranno dello stupido, dell’ignorante o del pazzo.
Essere
una comunità in cui vive Cristo, che Lo ama sul serio (seguendo la sua parola
senza volerla ridurre alla cosiddetta normalità).
Un
Fuoco forte in cui non si gioca a nascondersi, e non ci si disperde:
vedi
il bisogno di Capi, il bisogno di «persone» che c’è nel mondo.
Un ideale così forte, da strappare fuori dalla normalità, con slancio.
A.G.I., “Quaderno di traccia”
(Collana Trifoglio - ed. Ancora
Milano, 1969)
(*) Il libro non riporta il nome dell'autrice, Dede, scolta e capo nell'AGI, poi suora del Carmelo.
É uno degli esempi del contributo dato dal Guidismo AGI alla spiritualità scout.