L'Europa è un albero...
"L’Europa ha messo le sue radici
non solo dentro la terra,
ma anche nel cielo.
«L’Europa è un albero;
perirà se non sentirà più sotto di sé le proprie radici.
Il futuro dell’albero è già scritto nelle sue radici.
Nelle radici cominciano a svelarsi il suo fine e il suo senso.
Le radici dell’albero racchiudono la sua teleologia [TELEOLOGIA: credenza che ci sia un progetto, uno scopo, una direttiva, un principio o una finalità nelle opere e nei processi naturali].
Bisogna accettarla, se non si vuole che l’albero sia in preda all’amore e all’odio degli uomini, che vedono in esso solo materia da trattare.
Dell’albero si può fare qualunque cosa, se lo si priva delle radici.
Accettare l’albero come albero significa preoccuparsi delle sue radici.
Questo è un atto d’amore al quale la ragione da sola non arriverebbe mai anche se, non si sa come, illumina sé stessa. […]
In diverse occasioni il Papa [Giovanni Paolo II] ricorda che l’Europa ha messo le sue radici non solo dentro la terra, ma anche nel cielo.
Perciò l’europeo è tanto europeo quanto è testimone della terra e del cielo.
Se l’europeo dimentica questi inizi dell’Europa, trasformerà la sua storia nella storia del progresso della produzione di martelli e di saponette e delle istruzioni per l’uso.[…]
Se l’Europa dev’ essere Europa, il pellegrinaggio alle sorgenti deve sostituire il turismo intellettuale, calcolato dai diversi centri.
”Gli interventi politici ed economici, per quanto necessari, non sono sufficienti a guarire l’europeo ferito, culturalmente reso più fragile e indifeso.
Egli non ritroverà il suo equilibrio e il suo vigore se non nella misura in cui rinnoverà [...] le sue radici cristiane” (Giovanni Paolo II, Discorso ai partecipanti al Simposio pre-sinodale, 1991).
Il desiderio ateniese della verità e la profezia giudaica animeranno “[...] la volontà di rispettare, difendere e promuovere la dignità della persona umana all’interno delle sue [dell’Europa] frontiere e in solidarietà con tutti” (Messaggio al Presidente della Corte Europea dei Diritti dell'uomo e al Presidente della Commissione Europea dei Diritti dell'uomo, 27 dicembre 1979).) solo là dove gli uomini avranno il coraggio di uscire quotidianamente dalla Patria, dalla casa dei propri padri e di andare nel luogo che il Signore ha già “indicato”, sul Golgota».
STANISLAW GRYGIEL,
in
“Cristianità” n. 327 , 2005
”L'Europa, diceva Goethe, è nata in pellegrinaggio
e il Cristianesimo è la sua lingua materna”.
«La frontiera è come una robusta porta di casa; ti dà sicurezza, dentro ti senti protetto e libero, fuori c’è di tutto: La frontiera è come quel cancello del manicomio che divideva le persone in “dentro” e “fuori”; il fatto è che ambedue i gruppi pensavano che oltre il cancello ci fossero i matti. La frontiera è come un bellissimo maglione fatto da una donna amata che scalda il cuore: ma se non lo tratti bene e non lo lavi in modo adeguato, si infeltrisce.
Anche le sbarre di un carcere sono frontiere. Le frontiere quindi non sono necessariamente da “abbattere” (questo verbo è riduttivo), comunque mai tali da poter essere affrontate con leggerezza: è spesso lì che si gioca il futuro dell’uomo.
Dice B.- P. che se lo “scout” deve esplorare ed “imparare” a vivere in zona di “frontiera”, la “guida” vi è già stata ed aiuta altri ad arrivarci. Saremo con questo stimolati al dialogo, al confronto a tutto campo, ad ascoltare».
“Fedele alla sua Patria, Di questo testo si ignora la provenienza scout di prima pubblicazione |