Scautismo e vocazione:
un abbinamento fedele
Di
Gérard Cholvy
Professore emerito Università Paul Valéry – Montpellier III –
autore
di “Histoire des organisations et
mouvements chrétiens de jeunesse en France (XIXe-XXe siècle)”, Cerf,
1999
(traduzione
dal Francese di Lucia Egua dal sito web “ma vocation.org”
“Prometto di seguirti come un cristiano valoroso e affido tutto il mio cuore al tuo”.
L’ultima strofa del canto della Promessa [francese] è rivolto al Signore.
È
il momento più solenne nella vita scout, l’impegno che viene pronunciato
sotto la formula della Promessa
davanti a tutti a tutti i compagni esploratori, davanti ai capi che
l’accolgono, e davanti a Dio.
L’originale esempio dello scautismo, che quest’anno [2007] festeggia il suo
centenario, è di proporre ai ragazzi delle attività legate alla serietà di un
impegno.
Lo
scout non sarà più semplicemente un compagno di gioco, ma un fratello al
servizio degli altri. Acquisirà delle responsabilità che gli faranno capire
che la maturità non è soltanto una
questione personale: essa è parte dell’avventura umana e spirituale.
In
questo ambiente, sono nate e si sono sviluppate molte vocazioni.
La
festa del centenario lo testimonia.
Ecco
che La Revue des Jeunes [La Rivista dei Giovani], che presto compirà il
suo settimo decennio, pubblicò un articolo di padre Forestier : "Du
scoutisme au sacerdoce" [“Dallo scautismo al sacerdozio”].
Egli
racconta che “nei quindici anni tra il 1922 e il 1937 sono nate dallo scautismo
[francese] più di 2000 vocazioni sacerdotali con 400 preti già ordinati”.
Questo
può sorprendere se si pensa alle resistenze iniziali ad ammettere in Francia i
vantaggi della “nuova educazione” – lo scautismo –, di origine inglese.
Bisogna
tuttavia notare due realtà dell’epoca.
Inizialmente
lo scautismo fu adottato oltre-Manica, in Belgio dal 1913 e in Italia nel 1916.
Ma da noi [in Francia] non c’era
posto: i gruppi dell’ACJF (Azione
Cattolica della Gioventù Francese), funzionavano bene e avevano molte
risorse di educatori. Cos’era più naturale di temere la loro demotivazione
costituendo un altro gruppo giovanile?
Gli Scouts de France [scout cattolici] puntano più in alto di
Baden-Powell
Tuttavia,
a partire dal 1926, 60 diocesi su 86 erano vinte, il canonico Cornette era
partito alla conquista dei vescovi.
Quanto
a padre Père Jacques Sevin, teologo e primo responsabile della formazione capi
del campo di Chamarande, ha rivisto e corretto la Legge
scout. La nozione di “utilità”, così cara a una concezione strumentale
delle religione, sparì: “lo scout non serve a qualche cosa, bensì serve a
qualcuno, prima di tutto Dio e il prossimo” (Le
Scoutisme, 1922).
Allo
stesso tempo, nell’articolo 10 [della Legge scout], sostituì “proprio”
con “puro” [in Italia: Lo Scout è puro di pensieri, parole e azioni].
“Senza purezza, non c’è sincerità, non c’è dedizione, né carità e
possibilità di felicità (Pour devenir
scout de France, 1931).
Gli
Scout de France [l'associazione scout cattolica] in questo
modo, posizionarono la barra molto più in alto rispetto a dove l’aveva messa
Baden-Powell.
Attraverso
il gioco, i distintivi delle competenze e l’organizzazione in squadriglie, il
“saper tendere” è diventato un “saper fare”.
Un
vantaggio considerevole che preparava i ragazzi al loro futuro responsabile
nella società, come nella Chiesa.
Un
metodo educativo, ma anche spirituale, più ascetico che mistico che unisce
diverse ispirazioni: la gioia francescana dell’amore per la natura e
l’importanza della strada; la vita monastica che invita all’essenzialità;
il richiamo a contare su di sé e alla responsabilità dei gesuiti e
l’educazione alla libertà propria dei domenicani.
Infine,
una spiritualità fondamentalmente positiva, incarnata alla vigilia del 1940 dal
“rover leggendario”, Guy de Larigaudie.
All’indomani
della Guerra 1914-1918, il numero dello ordinazioni sacerdotali è lontano da
compensare quello dei morti.
L’ideale
ricerca per le diocesi di una Francia ancora in gran parte rurale è di contare
un prete per chiesa, o quasi. Le 800 ordinazioni annuali vengono considerate
pericolosamente insufficienti, come scrive padre Doncœur ne La
Crise du sacerdoce [La crisi del sacerdozio], nel 1932.
La
ripresa (più di 1200 ordinazioni), comincia nel 1935.
Nel
1954, une ricerca fatta dagli Scouts de
France [cattolici] sottolinea l’importanza della vita scout per la Chiesa:
il
17% dei seminaristi e il 23% dei novizi, tra religiosi e religiose, provengono
da un percorso scout. La formazione religiosa e liturgica data ai giovani scout
contribuisce alla Chiesa.
Vecchio rover, Padre Pie Duployé, ha fondato
nel 1943 il Centro di pastorale liturgica. Dalla route [branca
rover] sono sorti gli “attori
rover” e dei cori che hanno contribuito al rinnovamento del canto corale
in Francia.
Con
Léon Chancerel sono stati organizzati i Natali nelle periferie.
Il
Circolo di San Paolo e San Giovanni di Padre Doncœur danno una cultura
religiosa ai cadets, ai rover e a un’élite di cheftaines [ragazze capo dei lupetti].
Nel
1944, a Boran-sur-Oise, Padre Sevin ha fondato una congregazione di donne, la
Santa Croce di Gerusalemme, per le capo e le guide.
La
crisi delle vocazioni fa aumentare la proporzione di quelle scout
Come
altri movimenti giovanili, lo scautismo ha conosciuto numerose divisioni e ha
attraversato le stesse crisi dell’intera società: il sensibile calo delle
famiglie numerose, la chiusura dei piccoli seminari da dove passavano un numero
consistente di ragazzi del mondo rurale, l’abbandono dei centri giovanili urbani,
la crisi dei movimenti di azione cattolica.
D’altra
parte, negli anni 1960-1970, la scelta privilegiata dall’episcopato per
l’Azione cattolica specializzata ha visto, di conseguenza, una diminuzione
rapida del numero degli Assistenti spirituali scout: 2000 nel 1964, 400 nel
1980.
La
crisi dei luoghi di chiamata vocazionali, ha avuto come conseguenza
l’accrescimento considerevole della proporzione dei seminaristi e dei novizi
passati dallo scautismo: spesso, più di un terzo, ma ancora di più tra i
monaci e le monache. Questo si può percepire immediatamente tra i preti con
meno di quarant’anni che tuttavia non riescono a sopperire ai bisogni
pastorali attuali.
Tra i diaconi permanenti o i laici impiegati nella Chiesa, coloro che hanno
fatto scautismo sono molto numerosi. D’altronde bisogna sottolineare quanti,
con formazione scout, sono inseriti tra le cerchia dei laici cristiani presenti
con incarichi di responsabilità nella società civile: alti funzionari, quadri
dell’industria, direttori di risorse umane o presidenti dell’università.
Nel
2000, il Consiglio Costituzionale comprendeva tre donne, due di loro
appartenenti allo scautismo, Simone Veil – des Éclaireuses
[guidismo laico]-, e Monique Pelletier, delle Guides
de France [guide cattoliche].
Testo tratto e tradotto da sito web francese: